Come era prevedibile, la crisi diplomatica legata alle vicende ucraine ha avuto i primi, pesanti, riflessi sul mercato alimentare. E non poteva che essere così, visto che proprio l'Ucraina è considerata uno dei granai d'Europa. La vicenda, d'altra parte, dimostra ancora una volta di più come i mercati agricoli e agroalimentari siano fra i più vulnerabili e sensibili alle grandi tensioni internazionali.Stando alle ultime rilevazioni dell'andamento delle quotazioni dei cereali al Chicago Board of Trade - e commentate in Italia da Coldiretti -, il prezzo mondiale del grano è balzato in avanti di quasi il 25% dall'inizio di febbraio e ha superato il valore di 7 dollari per bushel per le consegne a maggio. Ma gli effetti delle tensioni sono stati recepiti anche sui mercati delle materie prime agricole per la produzione di pane, birra e anche mangimi per l'allevamento.La situazione, d'altra parte, va al di là delle previsioni di raccolto. A preoccupare, infatti, sarebbe sia la situazione sul Mar Nero - per gli effetti sulle spedizioni navali a breve termine - sia, più a lungo termine, il rischio di veder saltare la creazione in Russia, Ucraina e Kazakistan del Comitato cerealicolo del Mar Nero. Un organismo che aveva l'obiettivo di aumentare l'export dei cereali di questi Paesi dall'attuale 20% al 30%, grazie non solo a un nuovo istituto di coordinamento e d'informazione che dovrebbe seguire la situazione del mercato di cereali, ma anche ad una struttura logistica più moderna e più competitiva. Per capire le dimensioni dell'operazione, basta pensare che solo in Ucraina nel 2013 sono stati raccolti 63 milioni di tonnellate di cereali, di cui oltre 22 di grano e quasi 31 di mais. Ora tutto è messo in forse dalla tensione fra gli attori principali della vicenda. D'altra parte, viene fatto notare, le fluttuazioni dei prezzi delle materie prime agricole sono sempre più condizionate dalle situazioni economiche e sociali internazionali sulle quali si innestano facilmente le speculazioni che si spostano con facilità dai mercati finanziari a quelli dei metalli preziosi come l'oro fino alle materie prime come grano, mais e soia. Da tutto ciò un'esigenza fondamentale: garantire la stabilità dei prezzi in un mercato a domanda rigida come quello alimentare. Un traguardo che deve essere raggiunto a tutti i costi. Con l'introduzione di interventi innovativi a livello comunitario, ma anche con investimenti a livello nazionale per sostenere le strutture impegnate a stabilizzare le quotazioni. È un'ulteriore sfida che non attende solo l'Italia, ma tutta l'Europa. E non solo.