I libri usati sono un modo magnifico per entrare nelle storie degli altri. Puoi trovarci dentro di tutto e tutto diventa racconto. Biglietti del tram, fiori essiccati, ex libris e poi note, appunti, sottolineature. Spesso il nome del proprietario è indicato per esteso e sì, capita che sia persona nota. Comprare un libro usato significa aprire le porte a un’invisibile folla di comparse, della cui esistenza non si riusciranno a cogliere se non pochi indizi. Una certa copia di La camera chiara di Roland Barthes (edizione del 1980, bella carta per nulla ingiallita) si apre con una dedica molto elaborata, alla quale fa da controcanto, in corrispondenza della bibliografia, un ritaglio di giornale con la pubblicità del medesimo volume. Dopo aver aggredito il testo postillandolo in modo minuzioso, il lettore di allora aveva presto abbondonato l’impresa. Si arriva in fondo con la presunzione di conquistare un territorio inesplorato, ma proprio sull’ultima pagina spunta una lunga citazione trascritta a penna. È un brandello di dialogo tratto da Nel corso del tempo di Wim Wenders, film popolato di apparizioni e comparse. Una delle quali, per motivi imperscrutabili, si è rifugiata qui, in un libro sul mistero della fotografia e dell’immagine: su quello che si vede e quello che rimane nascosto.
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