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Le semine in aumento nonostante i costi in salita

Andrea Zaghi domenica 17 aprile 2022
In Italia si inizia a seminare (e si semina di più) nonostante l'aumento dei costi delle materie prime e dell'energia. In Ucraina si fa lo stesso nonostante le bombe e le difficoltà (anche in quelle terre) per trovare sementi, concimi e carburanti per le macchine agricole. Si tratta di due facce di una stessa medaglia, quella dell'agricoltura alle prese con una crisi (forse epocale) non dovuta ai cambiamenti climatici ma agli effetti prima di una pandemia come da secoli non se ne vedevano e, adesso, di una guerra inaspettata per i più e dagli effetti ancora tutti da comprendere fino in fondo. Le semine in Italia, dunque, sembra siano in aumento rispetto alle annate precedenti. Lo dice una analisi dei coltivatori diretti (basata sui dati dello Short term outlook della Commissione Ue sui mercati agricoli nel 2022) dalla quale si capisce come le prime mosse primaverili degli agricoltori indichino semine maggiori del 16% per la soia, dell'1% per il mais e del 5% per il girasole. Coldiretti a questo proposito sottolinea come il fenomeno registrato avvenga «nonostante l'impennata dei costi a causa dei rincari di sementi, fertilizzanti e gasolio necessari per le operazioni colturali con circa 1/3 delle aziende nazionali (30%) che si trova costretta in questo momento a lavorare in una condizione di reddito negativo». La pressione sui costi di produzione, tuttavia, parrebbe essere non così pesante da ostacolare l'espansione della produzione agricola, almeno per quanto riguarda le commodities che stanno registrando aumenti importanti delle quotazioni di mercato. La possibilità di seminare più del previsto, data dall'Unione europea, ha fatto poi il resto. E, se gli agricoltori italiani si stanno dando da fare per rispondere alla congiuntura difficile che si è determinata nel giro di poche settimane, i loro colleghi ucraini non sono da meno. Sotto le bombe e i razzi, oltre che facendo i conti anche loro con gli stessi problemi dovuti al costo (e spesso alla reperibilità) delle materie prime, i contadini di uno dei paesi che rimane comunque un potenza agricola, hanno iniziato a seminare. C'è comunque deve fare i conti con la realtà. Proprio in questi giorni, il ministro dell'agricoltura ucraino, Solskyy Mykola, ha spiegato: «Stimiamo che la semina diminuirà del 20-30% rispetto all'anno scorso. Di conseguenza, questo porterà ad una qualità più bassa della semina e a una diminuzione della resa per ettaro».
In Ucraina, ovviamente, manca, o comunque scarseggia, tutto ciò che serve per l'avvio delle lavorazioni agricole su larga scala. Con tutte le conseguenze del caso sui mercati internazionali oltre che sulla stessa economia locale. Per questo, qualche giorno fa, Confagricoltura si è detta «a disposizione del nostro governo per fornire agli agricoltori ucraini i mezzi tecnici necessari per le imminenti semine di mais e girasole». Un modo diverso per evitare che la guerra porti ulteriori sofferenze e ripercussioni globali.