Gli italiani mangiano meno carne e più ortofrutta, più pasta e più riso. I numeri parlano chiaro, e indicano una tendenza che appare consolidata. Si tratta di una rivoluzione degli schemi alimentari che porta con sé crisi (di settore, come per la zootecnica da carne), ma anche opportunità (come quelle legate alle nuove modalità di trasformazione e conservazione dei prodotti freschi). È una situazione che deve essere compresa e gestita al meglio: in gioco, infatti, ci sono patrimoni produttivi di tutto rispetto.A fare i conti sui consumi è stata la Coldiretti sulla base dei dati 2015. I coltivatori parlano di una "rivoluzione" sulle tavole degli italiani. Se il dato generale (+0,4%), relativo all'andamento degli acquisti alimentari parrebbe indicare una sostanziale stabilità, quelli di dettaglio evidenziano ingenti spostamenti di spesa. Lo scorso anno sono aumentati gli acquisti di frutta (+5%) e verdura fresca (+3%) mentre sono crollati quelli di carne (-6%) e uova (-4%), sostanzialmente stabili quelli di pasta (+1%) esplosi quelli di riso (+5%). Altri numeri particolari, poi, indicano situazioni ancora più eclatanti come quella dell'olio di oliva (il cui consumo è cresciuto del 19%), oppure quella delle carni fresche di maiale (-9%), oppure ancora quella dei legumi inscatolati (i cui acquisti sono cresciuti fra l'11 e il 15%). Dietro le scelte degli italiani ci sono molti motivi. Diete e tendenze salutistiche certamente, ma anche una ancora forte necessità di risparmio, oltre che l'influsso di ricorrenti allarmismi unito a quello della necessità di mangiar pratico e senza perdere tempo. Con situazioni che hanno del paradossale. Se, infatti, i cambiamenti nella dieta sono dovuti anche alle ristrettezza economiche, fa pensare l'aumento del 20% dell'acquisto di prodotti alimentari biologici che notoriamente non sono ai primi posti in quanto a convenienza economica. Così come deve essere tenuto sotto stretta osservazione l'andamento dei prezzi. Stando ad Ismea, in aprile le quotazioni hanno continuato a scendere facendo segnare in dodici mesi una flessione del 13,9% rispetto al livello dei prezzi di aprile 2015; e a subire i colpi della congiuntura pare siano stati proprio i prezzi dei vegetali con la frutta che ha perso quasi il 40% del suo valore di mercato (mentre le colture industriali hanno guadagnato circa l'8%). In ogni caso, la variazione dei consumi alimentari impone scelte di investimento (come per l'ortofrutta), ma anche azioni forti per il "salvataggio" di settori che non possono scomparire (come quelli della zootecnia). Al di là delle litanie sulla conservazione del Made in Italy, la vera sfida pare essere questa.