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Le prime doti di un lettore davanti a un libro? Per Steiner silenzio, intimità, competenza

Alfonso Berardinelli sabato 4 maggio 2013
Diventa sempre più attuale, mi sembra, l'apparente tradizionalismo che ha sempre ispirato George Steiner nella sua idea di "lettura ben fatta". Con il suo ultimo saggio, questo tema entra perentoriamente nel titolo: I libri hanno bisogno di noi (Garzanti). Dunque un libro non è pienamente se stesso, non è una "presenza reale" senza un lettore che lo legge. Fra testo e lettore avviene qualcosa di essenziale, poiché l'atto di leggere "esegue" l'opera scritta come avviene con uno spartito musicale o un testo teatrale. In questo senso, registi, attori e sceneggiatori sono i migliori lettori: un esempio vivente del trapasso da un oggetto e strumento di memoria (il libro) a un'esperienza di comprensione in atto. È proprio il teatro a mostrare nel modo più chiaro come agisce un rapporto vitale e morale fra le opere del passato e noi che le leggiamo. Chi prova a mettere in scena Shakespeare, Molière, Büchner o Cechov "si specchia" in loro, legge il presente nel passato e il passato nel presente. Soppesa e giudica l'opera in ogni suo gesto verbale. Ma è anche l'opera che dal suo passato giudica noi nel nostro presente, mette alla prova la nostra capacità di interpretarlo.Oltre che il riferimento al teatro, Steiner usa un'altra suggestiva analogia: quella della lettura con una "devozione" intima che richiede "le arti della concertazione" e dell'attenzione, oggi minacciate dagli strumenti elettronici. «L'atto classico della lettura», la cui tradizione o utopia secondo Steiner non deve essere perduta, «richiede silenzio, intimità, competenza letteraria» non meno che «dizionari, grammatiche e opere che abbiano un'importanza storica e critica».Franco Fortini, in uno dei suoi migliori saggi degli anni cinquanta, La biblioteca immaginaria, scriveva cose analoghe parlando di come viene metabolizzata l'opera letteraria nella sua "vita di relazione". L'idea di umanità consegnata a un libro «chiede al lettore l'incarnazione reale». Perciò si deve vedere ciò che il lettore fa dell'opera e ciò che l'opera fa di lui.