Le parole e le immagini
se non ci riescono, perché il dolore è troppo grande, scoppiano a piangere. Si soffre meno se si riesce a dire
con le parole il disagio che proviamo. Ecco perché la classe è ancora un posto importante per un bambino. Per me è stata sempre, soprattutto, il luogo delle parole. Quello dove le parole si incontrano e si scontrano e dove dal confronto nascono parole nuove, più forti, migliori. Nelle nostre classi ai bambini dobbiamo regalare parole facili e parole difficili, parole leggere e parole pesanti per raccontarci a vicenda il peso e la leggerezza della vita. Con le parole coltiviamo idee, desideri, sogni. Anche quando siamo soli, non siamo mai veramente soli se abbiamo a disposizione le parole per riempire il silenzio della nostra solitudine. L'immagine di un bambino affamato ci pietrifica. Ma se ne parliamo, possiamo aiutare quel bambino a combattere la sua fame. Le parole ci rendono liberi. Ed è con le parole che riusciamo a raggiungere anche chi è lontano da noi: con un canto, una storia, il verso di una poesia. E poco importa che il viaggio delle parole si compia attraverso la carta di un romanzo o lo schermo di un computer. Ciò che conta è che la parola viva.