Le pagine strappate dell'Inter 100
nella magìa di Roberto Mancini inteso come erede di Helenio Herrera che con Angelo Moratti aveva vinto tutto: in Italia, in Europa, nel Mondo. Dopo l'esclusione dell'Inter dalla Coppa Campioni, a sole 72 ore dal compleanno, immagino che montagne di volumi saranno destinati al macero. Insieme ai sogni dei nerazzurri, coltivati ahiloro più con fiducia nella potenza che nel gioco. E non voglio dire gioco per
dire tecnica e tattica: il tempo
(troppo) ha portato qualità visibile e apprezzabile almeno per buona
parte del campionato.
Dico gioco per dire giocatori: dai quali avrei preteso più impegno, più professionalità, più attaccamento alla maglia. Certe partite si vincono con l'orgoglio e la passione, strumenti validissimi anche per rimontare due gol al Liverpool, tanto per dire, proprio come il Liverpool riuscì a rimontare tre gol al Milan nella finale Champions 2005 di Istanbul.
Se il calcio non fosse così, non celebreremmo centenari: nella sua storia, l'Inter ha fatto di meglio. Ad esempio con pedatori dai piedi ruvidi come Burgnich e Guarneri, con personalità di grande spicco come Facchetti, Picchi e Suarez, con fuoriclasse generosi come Corso e Mazzola. Che nei lunghi anni di milizia nerazzurra non hanno accumulato ricchezza ma ammirazione e amore. Quando ho letto titoloni che praticamente garantivano la promozione dell'Inter grazie a Ibrahimovic ho capito che San Siro avrebbe vissuto la seconda capitolazione in una settimana. Ma quelli là, quelli del primo giro, i milanisti, almeno ce l'avevano proprio messa tutta. Questi no.
Come se non bastasse, il dramma calcistico andato in scena nell'ex Scala del Pallone è poi stato trasformato in commedia dalle annunciate dimissioni di Mancini per la fine del campionato, rimangiate dopo poche ore e un colloquio vis-à-vis tra il tecnico e il suo presidente.
Mi ero chiesto, sabato sera, dopo la deplorevole vittoria sulla Reggina, perché mai Moratti non avesse spostato i festeggiamenti a miglior data, anche per motivi scaramantici; e mi sono dato una risposta: evidentemente il tecnico e la squadra son talmente carichi che non temono deconcentrazione. Visto Burdisso per tutti: due cartellini gialli e la solita espulsione. Peccato, presidente... Adesso, dopo il 5 maggio ci sarà il tormento di ricordare anche l'11 marzo. Se poi ci va di mezzo anche il 18 maggio, ultima di campionato a Parma, con l'ex Hector Cuper appena arrivato sulla panchina degli avversari, ecco un bel terno al lotto. Sulla ruota di Napoli, naturalmente.