Che possiamo accogliere nella verità la sfida di ricominciare inscritta nel giorno che si apre, e al quale guardiamo spesse volte senza grandi certezze. Che ciò che questa mattina comincia, fuori e dentro di noi (certamente con le sue fatiche, con le rinunce e con il supplemento d’anima che ci sono richiesti), non venga da noi gestito con indifferenza o considerato immediatamente un peso. Non serbiamo la nostra gioia solamente per quanto abbiamo già conquistato, come se ciò che si trova immagazzinato nei granai potesse sostituire l’irresistibile chiamata alla semina, nello spazio tutto da inventare dei campi. Che possiamo abbracciare la vita al di là del circuito delle nostre routine. E ritrovarla non solo nel conosciuto, ma in ciò che giunge a noi nell’inaspettato e nel diverso; in quello che stiamo ascoltando e vivendo adesso per la prima volta; in quello che non cercavamo ma che ci viene incontro. Che l’avventura del vivere sia un addentrarsi in ciò che dovremo ancora imparare; in quanto comincia a delinearsi e davanti a cui ci sentiamo dei principianti; in quella straordinaria delizia e in quello straordinario dolore che sono tutti i nostri parti. Che sappiamo comprendere la vita a ogni momento, in questo momento, come esperienza aurorale, un lavorio nascosto e meraviglioso di gestazione che va al di là di noi. Se sappiamo ben ascoltare, l’imperativo che da tanti lati ci raggiunge è: “Ricomincia”.
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