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Le istruzioni su come fare un sito che ricordano un vecchio manuale

Guido Mocellin venerdì 26 luglio 2019
Molto ben fatto l'ultimo (prima della pausa estiva) dei tutorial di WeCa, ovvero dei brevi video didattici che l'Associazione WebCattolici italiani produce con regolarità a beneficio soprattutto di quanti, all'interno dei mondi cattolici italiani, si affacciano alla comunicazione digitale o, già presenti, sentono il bisogno di migliorare il proprio stile o la propria efficacia. Il tutorial ( tinyurl.com/yyshc6af ), comparso il 24 luglio, si affida come di consueto al volto docente di Fabio Bolzetta, il giornalista di Tv2000 che pochi giorni fa è anche stato eletto presidente dell'Associazione (è succeduto al responsabile "storico" Giovanni Silvestri). Con convincente chiarezza egli espone (formulate da Francesca Triani) tre cose da fare e tre da non fare quando si progetta una pagina web: va bene raggruppare visivamente le informazioni correlate, creare una chiara gerarchia visiva e rendere evidente ciò che è cliccabile; non va bene creare troppo "rumore" (cioè sovraffollamento di informazioni), gravare i testi con parole inutili, modificare continuamente la struttura del sito. Ma la cosa che ho più apprezzato del tutorial è stata il titolo: «Come faccio a capire se un sito è bello o meno?». Per l'esame di Storia del giornalismo mi preparai, tra altri, su un fortunato manuale di Paolo Murialdi da poco uscito per l'Universale Laterza, "Come si legge un giornale". Era un titolo intelligentemente ingannevole: in realtà spiegava come all'epoca erano fatti i giornali, e dunque non come leggerli ma come farli (e a chi aveva vent'anni faceva venire una certa voglia di misurarsi con l'impresa). Quelli del WeCa hanno fatto un'operazione per certi aspetti analoga: hanno promesso di insegnarci a riconoscere un sito «bello» e in realtà, dopo aver precisato che la bellezza di un sito si riferisce non all'aspetto ma «a quella che si chiama la sua usabilità», ci hanno istruito su come farlo. E ora mi immagino i webmaster, come la regina Grimilde, interrogarsi davanti allo schermo del loro pc: «Qual è il sito più bello della WeCa?».