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Le indagini di Tozzi tra scienza e spettacolo

Andrea Fagioli mercoledì 24 agosto 2016
Il terremoto è uno spartiacque. Dopo un sisma niente è come prima. La vita cambia radicalmente. Tutto si misura da quei drammatici momenti in poi. E la terra, in Italia, trema tutti i giorni. Basta andare sul sito del “Centro nazionale terremoti” per verificare i movimenti quotidiani. Magari si tratta di scosse intorno ai due punti della scala Richter, che non fanno danni. Mettono però paura. Perché il terremoto, più di ogni altra calamità, ti fa sentire impotente, in balia della natura. Ma le conseguenze, il più delle volte, dipendono da quello che abbiamo fatto o facciamo noi uomini. Per dimostrarlo, il geologo Mario Tozzi, con il suo programma Fuori luogo (il lunedì in seconda serata su Rai 1; repliche il sabato mattina), è tornato in Irpinia dove nel 1980 si contarono tremila morti. Partenza, come sempre, dalla sede della Società geografica italiana a Roma. Poi, in treno, verso la località oggetto della puntata. In questo caso la città di Benevento. Qui, in mezzo a una piazza, Tozzi ha spiegato con i suoi consueti esperimenti da “piccolo chimico” cosa scatena un'onda sismica e perché il Sud Italia è così esposto ai terremoti. Di fatto ha impastato una sorta di torta a più strati dove sopra a quello centrale più molle scivola lentamente la crosta. Non è mancato nemmeno questa volta il tradizionale trasparente (il “vetrino prospettico”) su cui il conduttore traccia le linee del terreno sullo sfondo. In queste esplicazioni, Tozzi non appare proprio rilassato: trasmette un leggero senso di tensione. Ma il suo modo di divulgare, a metà strada tra scienza e spettacolo, può anche funzionare, aiutato dalla durata del programma, che finalmente, come si addice a una seconda serata, non supera i sessanta minuti. Nel caso dell'Irpinia, Tozzi ha utilizzato il vetro anche per tracciare sullo sfondo degli edifici di pietra e legno cosa li rendeva particolarmente vulnerabili alle scosse di un terremoto che colpì una regione povera, contadina, dove però, paradossalmente, il fenomeno dei terremoti era conosciuto fin da tempi lontani. Per cui c'è davvero da chiedersi se siamo preparati per la prossima scossa o la prossima alluvione visto che la nuova edizione di Fuori luogo, che per due mesi ha continuato a indagare sulla fragilità del nostro territorio, si conclude lunedì a Firenze in vista del cinquantesimo anniversario del tragico 4 novembre 1966.