Le ferite aperte della Diaz e la verità che manca
Aggredito per ben tre volte dai tutori della legge, Covell subì la frattura della mano sinistra e di otto costole, che perforarono un polmone, perse 16 denti e infine finì in coma, rimanendovi per 14 ore. La sua testimonianza è una delle tante "ferite aperte" di quel maledetto G8, in cui l'Italia diventò la notizia principale dei telegiornali di tutto il mondo con immagini di guerra civile e di brutale repressione che di rado si erano viste (fino a quel momento) nell'Occidente avanzato.
Quasi 16 anni dopo, il G8 di Genova e in particolare la notte della Diaz rimangono pagine nere (e in parte misteriose) della storia italiana e internazionale. I "numeri" della giustizia raccontano, di per sé, la straordinarietà dei fatti: 7 processi, quasi 100 imputati condannati tra cui i vertici della polizia nazionale e locale, oltre 300 udienze, 170 anni di reclusione comminati. Grazie a questo sforzo imponente, esiste oggi una verità giudiziaria su quei giorni. Le inchieste hanno ricostruito la morte di Carlo Giuliani, i crimini commessi durante i due giorni di scontri fra polizia e manifestanti, le violenze e le umiliazioni subite dai fermati nel centro di detenzione allestito a Bolzaneto, il brutale pestaggio subito dalle 93 persone – come Covell – che quella notte dormivano nei locali della Diaz.
La verità politica, invece, è ancora lontana. Perché il carico di condanne per poliziotti, funzionari e alti dirigenti delle forze dell'ordine ha lasciato aperte altrettante domande sulle responsabilità politiche di quei giorni, che non sono materia per i tribunali ma la cui conoscenza è fondamentale per i cittadini. Non solo per i parenti delle "vittime" di una violenza così cieca e gratuita, ma per chiunque voglia evitare in futuro che uomini dello Stato possano confondere così clamorosamente bene e male, Stato di diritto e Stato di polizia.
Sullo sfondo resta, inoltre, il vuoto normativo sulla tortura. Anch'esso responsabilità di una classe politica che non ha ancora voluto – nonostante vicende come quelle della Diaz e di Bolzaneto – inserire questo odioso reato nel nostro codice penale. Ma bisogna farlo. Perché simili vicende non si ripetano mai più.
@FFDelzio