Un ateo che giudica Dio? L’ipotesi fa sorridere, ma la cosa accade, per esempio, quando ci si trova davanti alla sofferenza dei bambini: ecco che il "laico" di turno (per esempio Corrado Augias, La Repubblica, mercoledì 4), ti spiega che Dio o non è buono o non è onnipotente: elementare, Watson. Più elementare ancora, però, è che questa pare una dimostrazione per assurdo dell’esistenza di Dio (anche se di un Dio cattivo o non onnipotente). In un certo senso noi credenti dovremmo essere grati agli atei, perché mentre confessiamo di non essere capaci, essendo creature limitate, di comprendere l’Illimitato, gli a-tei (cioè i senza Dio) ce lo testimoniano. Ci suggerisce questa riflessione l’incontro di un gruppo di bambini polacchi sofferenti di tumori ai quali il Papa – scrive un lettore – dice: «Voi fate tanto bene alla Chiesa con le vostre sofferenze inspiegabili. Ma Dio conosce le cose e anche le vostre preghiere». Il Papa, aggiunge il lettore, «dovrebbe ricordare che è la medicina che spiega le sofferenze e cerca di evitarle». Di quest’ultimo consiglio, del tutto privo di senso, Augias si fa un appiglio per lanciare la sua fatwa: «La Chiesa farà bene a ricordarselo quando scaglia i suoi anatemi contro la ricerca medica», intimazione che, venendo da persona colta, ha ancora meno senso dei consigli del lettore. La fatwa laicista, però, non cambia le cose: o sei credente e allora sai che l’alternativa («cattivo o impotente») è una sciocchezza o sei non credente e neghi l’esistenza di Dio: allora perché lo giudichi e lo discrediti? Ogni tuo giudizio su di Lui è immotivato e assurdo. A me sembra, perciò, che chi si proclama ateo è, per almeno due motivi, un involontario fan di Dio. Infatti: 1° - ne porta il Nome nella qualifica di cui è orgoglioso; 2° - al tempo stesso annulla ciò che afferma, data l’impossibilità di essere senza una cosa che «non esiste». È un po’ ridicolo inciampare su se stessi.NON GESÙ, UN ALTROIl giorno prima della fatwa di cui sopra appariva, sempre su Repubblica (martedì 3), una novità impossibile: un «Altro Gesù». Era un’intervista a Reza Aslan, scrittore musulmano e iraniano americanizzato, autore di un libro su Gesù il ribelle, che vorrebbe essere la cosa impossibile appena ricordata. Infatti «l’idea è quella di raccontare la figura di Cristo separando la verità storica dal mito successivo», cioè «l’uomo, non il Dio». Fatica sprecata e operazione impossibile: Gesù è uomo e Dio nella stessa persona. Separare le due nature non si può. Chi vuole farlo sbaglia. Ecco una prova della «competenza» di Aslan: «Volevo spiegare come un contadino povero e analfabeta fosse riuscito a fondare un movimento rivoluzionario…» eccetera. Gesù contadino? Analfabeta? Aslan o non ha letto i Vangeli né il Corano o si è sbagliato e parla realmente di un altro e Repubblica non se n’è accorta.
NATALE ARCOBALENO?Siamo in vista del Natale e i giornali si adeguano a modo loro: quindici pagine di Panorama su tutti i regali possibili e immaginabili e venti dell’Espresso: «Natale è un dono». Sì, ma che dono? E di chi? Per via del Corso il sindaco di Roma, Ignazio Marino, ha ordinato Repubblica, martedì 3) un chilometro e mezzo di luminaria con sei strisce di colore dal rosso al viola: i colori dell’arcobaleno, la rainbow flag (bandiera arcobaleno). «A Natale la città sarà gay-friendly». Povero Gesù, ancora una passione.