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Le fanciulle del Terzo Reich

Marina Corradi venerdì 23 febbraio 2024
Sulla Riviera romagnola, anni ‘70. Ero un’adolescente. Il sole di settembre, il mare calmo, bassa stagione. Arrivavano i turisti tedeschi. Osservavo in spiaggia quelle signore massicce nel costume da bagno nero, i capelli grigi, candide di carnagione e già dopo un giorno paonazze. Del loro discorrere non capivo una parola. Ma erano gentili, mi sorridevano. Facevo il conto degli anni: erano le fanciulle del Terzo Reich, erano forse anche loro nella folla osannante al Fuhrer. Parevano del tutto dimentiche, gli occhi chiari come laghi nordici. Mangiavano i ghiaccioli, giocavano a schizzarsi l’un l’altra in acqua, come ragazzine. Il Nemico, neanche trent’anni prima, possibile fossero loro? Mio padre, reduce dal Don, quando sentiva parlare tedesco in spiaggia ancora si irrigidiva, per un istante. La sua faccia mite, gli occhi buoni si indurivano, per un secondo, come avessero percepito un pericolo. Poi si guardava attorno: il mare e il sole, il bagnino, e si tranquillizzava. Era tutto finito. Le vecchie fanciulle del Reich in vacanza in Romagna giocavano a bocce, esultavano nella loro lingua forte, dura. La faccia di mio padre che sulla sdraio richiudeva gli occhi sui suoi ricordi - la neve, il gelo, i soldati tedeschi che irrompevano prepotenti nelle isbe colme di feriti, «Raus!», urlavano, «Fuori!». Ma no. Era finita, la guerra, in Europa. Credeva, per sempre. © riproduzione riservata