L'imbecillità è una cosa seria? Maurizio Ferraris dice di sì, e lo fa con una lettura molto istruttiva, anche in termini spirituali (L'imbecillità è una cosa seria, Il Mulino, 2016). Il fatto è che, al contrario di quanto frettolosamente noi pensiamo, l'imbecillità non è solamente degli altri. Nessuno ne è detentore in esclusiva. Sarebbe molto più semplice se potessimo buttarla addosso a determinate figure concrete. Ma la verità è questa: non esiste nessuno che, con un barlume di buon senso e di spirito critico, qualsiasi professione egli eserciti, non si senta frequentemente affondare nell'abisso dell'imbecillità. La buona notizia, a ogni buon conto, è che tale autocoscienza ci può avvicinare alla sapienza, obbligandoci a un permanente esercizio di umiltà. E del sapere che sgorga dall'umiltà possiamo fidarci. Solamente i veri imbecilli sono come una corazzata, completamente blindati nel loro rifiuto di qualsiasi fumus imbecillitatis. L'imbecillità è fonte di mali, ma non solo. Presenta varie facce. Da un lato, ognuno di noi deve una parte della sua creatività a quello che altri possono vedere semplicemente come perdita di tempo e imbecillità pura. Dall'altro, come conclude Ferraris, riconoscere l'insopportabile imbecillità umana (la nostra e quella altrui) è la prima via per trasformare lo stato delle cose.