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Le elezioni e l’IA sui social un pericolo reale per tutti

Gigio Rancilio venerdì 16 febbraio 2024
Che i social possano influenzare la scena politica, l’abbiamo imparato da anni. Almeno dalla primavera 2018 quando scoppiò il caso Cambridge Analytica e si scoprì che la società aveva in parte inquinato le elezioni presidenziali statunitensi del 2016, utilizzando i dati di milioni di utenti di Facebook per creare pubblicità politiche mirate e influenzare le opinioni degli elettori. Cambridge Analytica non esiste più ma il problema è se possibile peggiorato con l’esplosione dell’intelligenza artificiale che può produrre migliaia di contenuti falsi a costi sempre più bassi. Per questo le principali società digitali
stanno pianificando di firmare un accordo che le impegna a sviluppare tecnologia per identificare, etichettare e controllare contenuti generati dall’intelligenza artificiale che mirano a ingannare gli elettori in vista delle elezioni che si terranno quest’anno in diversi paesi. Quella che sembrerebbe una buona notizia, non lo è fino in fondo. Come ha scoperto il Washington Post, l’accordo di fatto non vieta questi contenuti. In pratica i giganti digitali hanno individuato il problema, sanno che è grave ma non sanno ancora bene come bloccare i contenuti politici ingannevoli creati con l’intelligenza artificiale e pubblicati sui vari social. Secondo il Washington Post, «il nuovo accordo è simile a un impegno volontario che le stesse aziende hanno firmato a luglio dopo un incontro alla Casa Bianca». Ciò che manca «è un sistema generale che identifichi ed etichetti in maniera chiara i contenuti creati con l’intelligenza artificiale». Nel frattempo ogni azienda va per la sua strada. The Information ha scoperto che «Meta, la società madre di WhatsApp, sta tagliando i fondi alle società che fanno il fact-checking (il controllo della verità dei fatti - ndr)
sulla sua popolare app di messaggistica». Per Oliver Darcy della Cnn invece «Meta (cioè Facebook, Messenger, WhastApp, Instagram e Threads) fatica a definire il concetto di cosa sia un contenuto politico e il risultato è che ha deciso di non amplificare contenuti a tema politico su Instagram e Threads ma di mostrarli comunque alle persone che seguono certi account». Il che, nei fatti, farebbe il gioco di chi vuole inquinare la campagna elettorale attraverso i social. Chi produce un certo tipo di contenuti, infatti, non ha come obiettivo di fare cambiare idea agli elettori di destra portandoli a votare candidati di sinistra (e viceversa) ma di screditare una parte politica per convincere gli indecisi a votare l’altra parte. E l’Europa? Cosa stanno facendo i giganti digitali per preparasi alle elezioni europee? Poche ore fa, TikTok ha reso note le sue decisioni. La prima è che creerà per ciascuno dei 27 Stati membri dell’UE dei centri elettorali che avranno il compito di informare e di vigilare. Con l’occasione Kevin Morgan di TikTok ha ricordato che la piattaforma oltre che sulla tecnologia «può contare in Europa su oltre 6.000 persone dedicate a moderare i contenuti» e che «nel terzo trimestre 2023, il 99% di tutti i contenuti rimossi per disinformazione elettorale e civica è stato eliminato prima di essere segnalato». E ancora: «in Europa collaboriamo con nove organizzazioni di fact-checking, che valutano l’accuratezza dei contenuti». In particolare, sono vietati su TikTok contenuti manipolati potenzialmente fuorvianti generati con l’AI. «Nell’ambito del nostro più ampio impegno per l’integrità elettorale, aggiungeremo dei promemoria che incoraggiano a seguire le nostre regole, a verificare i fatti e a segnalare i contenuti che potrebbero violare le Linee Guida della Community». Sappiamo tutti che non basterà ma quello di TikTok sembra un buon inizio. © riproduzione riservata