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Le due Italie dei rifiuti

Francesco Delzio sabato 29 febbraio 2020
L'unità nazionale non passa dai rifiuti. Se la risposta delle istituzioni locali ai bisogni degli italiani è storicamente molto diversa nelle varie Regioni, l'esistenza di un unico Paese appare come un miraggio irraggiungibile nel settore della gestione e dello smaltimento dei rifiuti. Ogni anno in Italia si producono 30 milioni di tonnellate di rifiuti urbani, a cui vanno sommati i rifiuti "speciali", circa 140 milioni di tonnellate annue, ovvero gli scarti derivanti dalle attività produttive. Mentre per i rifiuti "urbani" ogni Regione è tenuta a garantire l'autosufficienza nello smaltimento e il recupero di quelli indifferenziati, i rifiuti "speciali" possono invece circolare liberamente tra le Regioni o verso l'estero. Ma, come segnala una puntuale analisi pubblicata su lavoce.info da Donato Berardi e Nicolò Valle, la situazione reale è terribilmente differente dalle prescrizioni del legislatore. La gran parte delle Regioni italiane non si è dotata di impianti in grado di garantire l'autosufficienza. E ciò vale purtroppo per entrambi i tipi di rifiuti, perché molte Regioni usano un escamotage che serve ad aggirare il principio di prossimità: dopo semplici operazioni di trattamento i rifiuti urbani vengono classificati come "speciali" e dunque possono essere esportati in altre Regioni. La Lombardia svetta (anche) nella classifica di efficienza della gestione dei rifiuti: ha già impianti sufficienti ad assicurare il rispetto del principio di autosufficienza per i rifiuti urbani prodotti in Regione e uno spazio adeguato per i rifiuti speciali, tale da favorirne la gestione in prossimità. Al contrario, Lazio e Campania soffrono oggi di deficit enormi in questo ambito. Nel Lazio colpisce il deficit di impianti di smaltimento e avvio a recupero energetico dei rifiuti urbani, reso molto visibile dal "caso Roma". In Campania, dove circa il 50% dei rifiuti urbani è smaltito nell'impianto di termovalorizzazione di Acerra, le principali difficoltà si concentrano sui rifiuti speciali. Nell'era dell'economia circolare, la "violazione" del principio di autosufficienza nella gestione dei rifiuti perpetrata da molte Regioni è inaccettabile. La costruzione degli impianti di trattamento dovrebbe essere oggetto di un "ultimatum" dello Stato centrale: se ciò non avvenisse entro una data ragionevole, lo Stato dovrebbe subentrare alle Regioni. Perché rinviare continuamente ai posteri scelte fondamentali per la comunità non può più essere considerata – neanche a livello politico – un'opzione possibile.
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