Mi affascina, mi stupisce, ma qualche volta anche mi spaventa lo straordinario potere delle donne: soprattutto il potere creativo o distruttivo delle loro parole. Il dono speciale del femminile si lega al particolare interesse che le donne hanno, fin dall'età infantile, per il mondo delle relazioni; come anche i più recenti studi neuropsicologici ci mostrano, fin da piccolissime le bambine mostrano infatti una più spiccata attenzione per il viso umano, cercano con maggiore frequenza il contatto visivo, colgono in modo più sottile dei maschietti le intonazioni vocali. Ma è soprattutto a partire dalla pubertà che l'interesse della bambina si orienta in modo deciso verso l'esplorazione del mondo delle relazioni, con il loro complicato intreccio di amicizie, rivalità, innamoramenti, conflitti: le ragazze appaiono estremamente attente e interessate a lavorare con la mente su tutto ciò che riguarda i rapporti per loro significativi, e insieme sono anche molto vulnerabili e facili da ferire, proprio a causa della particolare intensità con cui interpretano e vivono ogni sfumatura emozionale. Tutta l'adolescenza femminile è in qualche modo un periodo di intenso e spesso sofferto allenamento a leggere le emozioni e a costruire rapporti, attraverso un costante lavorio personale, ma anche attraverso un costante confronto/scontro con le altre giovani donne; lavorio che permette un progressivo affinamento delle abilità relazionali e che porta la ragazza a diventare una donna capace di tessere intorno a sé le complesse relazioni affettive di cui diventerà protagonista. Il maschio ha come dono specifico la possibilità di essere "potente": la potenza maschile è l'opposto della prepotenza e dell'impotenza, frutti entrambi di personalità narcisistiche e immature; la vera potenza buona del maschio corrisponde invece allo sviluppo di un atteggiamento generoso, magnanimo, capace di generare al mondo idee, figli, progetti: tutti frutti rivolti al futuro. Quando però l'uomo perde il controllo della potenza, la sua forza può trasformarsi in violenza e distruzione: la cattiveria maschile diventa in questo caso crudeltà, talvolta persino sadismo. La cattiveria femminile invece agisce dall'interno, perché proprio là dov'è il nostro potere si annida anche la tentazione: il rischio allora è che la competenza a tessere, cucire e arricchire i rapporti si trasformi in un'arma pericolosa, che corrode le relazioni con la sottile distorsione che nasce dall'uso disattento, superficiale o addirittura malevolo della parola. La parola è una grande risorsa delle donne, ma può facilmente trasformarsi in un limite quando non si esercita una vigilanza attenta e se ne smarrisce il controllo. Non è sempre facile accorgersene, perché le donne amano confrontarsi per condividere, per confidarsi, per immaginare soluzioni, soprattutto di fronte alle difficoltà o ai problemi che incontrano nelle relazioni: per questo parlano tra loro dei figli, dei mariti, dei parenti, delle amiche. Tra donne si parla molto spesso di terze persone, per condividere ciò che ne pensiamo con qualcuno che ci ascolta, ci capisce e si mette in atteggiamento solidale.
Davanti ad un torto subìto (vero o presunto che sia) e al disagio che ne consegue è molto difficile sfuggire alla tentazione molto umana di "sfogarsi", o rinunciare al conforto che ci arriva dalla solidarietà di un'amica; ma proprio la logica dell'amicizia, con la confidenza che comporta, abbassa la vigilanza su ciò che diciamo: diventa perciò molto alto il rischio di dire cose parziali come se fossero la verità sull'altro; di chiudere la persona di cui si parla in un giudizio che sarà difficile modificare. Trovo dunque illuminante e davvero preziosa l'indicazione che ci arriva da una frase della poetessa Alda Merini, quando dice: «Mi piace chi sceglie con cura le parole da non dire». Aggiungerei però che amo molto anche chi sa cogliere e mettere nei discorsi una parola buona, capace di gettare luce sulle doti piccole o grandi che chiunque, anche la persona più antipatica, oggettivamente possiede. Nel circolare di bocca in bocca delle tante parole, una parola buona tornerà così, ne sono certa, anche su di noi.