Sia pure in ritardo rispetto alla messa in onda su Rai 1, merita tornare sull'ultimo film per la tv di Pupi Avati, Il fulgore di Dony, anche perché è visibile adesso su Raiplay e sono sempre più i telespettatori che ne fanno uso. Il fulgore di Dony è un bel film con un bel cast. Non parliamo di capolavoro. Sarebbe eccessivo. Lo stesso Avati, che è persona molto seria oltre che regista di grande valore, ammetterà che qualche personaggio possa risultare un po' sopra le righe (ad esempio i genitori della protagonista). Ma questo è un film che fa bene alla tv dei “grandi fratelli” narrando la storia di una liceale bolognese, mingherlina, brava a scuola e a danza, con la passione per la scrittura, costretta dai genitori a un colloquio con un neuropsichiatra, perito del tribunale dei minori, per raccontare del suo rapporto con Marco, un coetaneo che a causa di un incidente sugli sci ha subito un danno neurologico irreversibile che lo fa regredire mentalmente e fisicamente. Da questo racconto parte un lungo flashback in cui Dony rilegge il suo essersi innamorata di colpo di Marco prima dell'incidente e poi il percorso drammatico, non privo di dubbi e di difficoltà, che l'ha portata a restargli vicino. Avati ha il tocco leggero, ma non rifugge i problemi. La situazione per Dony è difficile da accettare. Non c'è buonismo che tenga. La ragazza è una formichina. Non a caso il regista in apertura del film la inquadra a piombo dall'alto. «Ti credevo più grande», le dice il neuropsichiatra quando la vede. L'apparenza è gracile e all'inizio anche la psicologia. Ma Dony prende con forza coscienza dei propri sentimenti e del proprio ruolo a fianco di Marco al di là di tutto e di tutti: «Se fossi riuscita a volergli tanto bene come non ha fatto nessuno sarei riuscita a salvarlo.... Adesso che sta male ci sono solo io per lui.... A lui basta vedermi per essere felice e anche a me basta vederlo per essere felice». «È la figlia migliore che ci si possa augurare», sentenzierà il neuropsichiatra di fronte all'ira degli ottusi genitori. Alla fine, fuori dal flashback, Dony, mentre aiuta Marco a mangiare, si domanda: «Mi guarda così perché lo sto imboccando o perché sono bella?». Dony è bella perché è bella dentro. Dony è Donata. Di nome e di fatto. Non solo per Marco, ma anche per coloro che da spettatori assistono al “fulgore” della sua scelta.