Non capita spesso di trovarsi a parlare del senso, o meglio degli Enigmi del piacere, titolo di un libro di don José Noriega presentato pochi giorni fa a Roma alla Pontificia Università Lateranense. Non succede, anche perché il sottotitolo del libro, «cibo, desiderio e sessualità», non lascia dubbi: si parla proprio del gusto e dell'attrazione fisica. Ora, chi conosce gli scritti di una santa proclamata dottore della Chiesa, Hildegard Von Bingen, sa bene che mille anni or sono c'era un senso di unità della persona, al centro di un fenomeno cosmico, che dava l'esatta percezione di quale fosse il significato del cibo e del piacere: una cifra del disegno buono del Creatore. Oggi, bisogna invece mettere insieme i pezzi di un ragionamento, ma anche di una realtà che continua a restare sotto gli occhi di tutti: l'universo mondo è da sempre ordinato secondo un principio che vuole garantire la buona vita dell'uomo sulla Terra. Fuori da questo ordine prende forma un disordine, che poi si manifesta in svariate forme, fino alle patologie. Io non so quanto questo principio, fondamentale e inaudito, emergerà durante l'Expo, che tuttavia ha come simbolo esplicativo di "Nutrire il pianeta" l'Albero della vita, quindi l'idea di una radice e di un'origine a cui poi tutto è legato per diventare vitalità. Resta il fatto che il libro di Noriega, per il sottoscritto che ha avuto l'onore di presentarlo, è stato una rivelazione, ma anche la conferma di un cammino esperienziale sul quale due persone che non si conoscono si ritrovano. Cito un passaggio chiarificatore: «Veniamo da Dio e a Dio andiamo. Fame e libido prendono parte a qualcosa di più grande di loro stesse: al disegno di Dio che chiama l'uomo a partecipare alla sua vita. La novità inaudita è che questa chiamata affonda le proprie radici anche nei due desideri più animali». Ebbene, questa faccenda del cibo che non è una pillola che risponde a un meccanicismo come non lo è la procreazione mi ha portato a un pensiero e a una domanda: perché si parla sempre così poco del senso, ma ci si attarda sulle conseguenze? Come a dire: è ottima la partecipazione di tutti al ragionamento su "Nutrire il pianeta", ma teniamoci sui temi della fame nel mondo, che di fatto unisce tutti; guai a parlare di un senso, perché il senso divide. Ma intanto il problema della fame nel mondo non si risolve, se non per le lodevoli iniziative di qualcuno che ci mette anima e cuore, mentre la vera divisione non sta in un argomentare, ma dentro quell'individuo dei giorni nostri portato con sempre maggiore difficoltà a riconoscere il disegno che fa vivere il mondo. In ogni caso, il motto "divide et impera", vale anche qui: più una persona è divisa, incapace di trovare un senso, più sarà facilmente in balia di un potere, qualunque esso sia. È quanto si nasconde, a pensarci bene, dietro a un pezzo di pane.