L’aeroporto di Nuova Dehli profuma di disinfettante. Una colonia occidentale abbandonata dai funzionari. All’uscita un uomo dorme sul materasso sdrucito, pancia all’aria. Nella città vecchia sento odore di frutta marcia. Mentre cammino in mezzo alla gente, ho l’impressione di essere una moneta precipitata nel formicaio. Posso soltanto intuire, sbirciando certi androni dalle piastrelle azzurre scheggiate, cosa fosse l’India durante la dominazione britannica. Quando m’inoltro in periferia, vedo com’è oggi: abitazioni rasoterra dove vivono madri con bambini. Operai sdraiati all’ombra dei giganteschi camion al distributore di benzina. Santoni in preghiera concentrati nella calca asfissiante. Vacche al pascolo fra le auto. Il decrepito dei mattoni corrosi dai secoli. Cornacchie svolazzanti sulle macerie dei fortini sbriciolati dal sole. La strada è una ferita aperta. Alla scuola americana tutto cambia, gli alunni indossano eleganti divise blu. Altri bambini vivono nella melma: erba viva di sangue che scorre. Al semaforo uno storpio chiede l’elemosina strisciando a terra col rischio di venire stritolato. La sua faccia spunta dal finestrino come quella di un cane dalle sembianze umane: al dito porta un anello rosso. Ha lo sguardo di chi sta scontando peccati commessi in vite precedenti.
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