LE DITA DI UNA MANO
Così, anni fa, Giovanni Paolo II scriveva da anziano agli anziani, in una lettera che si concludeva appunto con questa preghiera. Una invocazione a Dio che vale ora per tutti noi che rimaniamo nell'orizzonte della storia e del tempo. Suggestiva è l'immagine delle dita di una mano. Esse, prima di ogni altra cosa, ci ricordano la brevità della vita, quand'anche tanti fossero gli anni: «Rivelami, Signore, la mia fine; qualsiasi sia la misura dei miei giorni e saprò quanto breve è la mia vita. Vedi, in pochi palmi hai misurato i miei giorni, la mia esistenza davanti a te è un nulla» (Salmo 39, 5-6).Ma il Papa ci ammoniva anche che la diversità e l'importanza delle singole vite è una parabola della varietà e del significato di ogni stagione dell'esistenza, purché sia vissuta in intensità. Ecco, allora, l'appello finale che deve penetrare nel cuore di tutti, mentre noi continuiamo il nostro itinerario terreno: «Valorizzare appieno gli anni che ci restano da vivere». È ciò che lui ha testimoniato in modo luminoso durante la sua esistenza e che ora lascia a noi come eredità di vita, di coraggio, di impegno gioioso.