Le discussioni sull'accoglienza e la morte del buon samaritano
Tra le 500 parole di cui è composto non si trova una sola volta il sostantivo «migranti», ma il post che il teologo Simone Morandini ha affidato al blog "Moralia", sul sito de "Il Regno" ( tinyurl.com/ycrejzj6 ), si candida a buon diritto come riferimento prezioso per il dibattito di questi giorni. Ragionando intorno alla figura del buon samaritano come icona millenaria di un'etica della cura e della responsabilità fattasi cultura «fino a prendere corpo anche in istituzioni e forme sociali», l'autore prospetta la possibilità che «l'Occidente viva in questi anni una sorta di seconda secolarizzazione» nella quale «quella passione per la relazione e quell'attenzione per il fragile» si attenua. La sintesi forte ma efficace che il titolo del post, certamente redazionale, offre a questo già asciutto ragionamento è: «Il samaritano è morto?». Dio non voglia: se muore il samaritano, ricordiamocelo, nessuno più ci soccorrerà ogni volta che qualcuno o qualcosa ci ridurranno mezzi morti, sulla strada da Gerusalemme a Gerico.