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Le dimissioni per giusta causa

Vittorio Spinelli giovedì 30 ottobre 2003
Solo le dimissioni del lavoratore per "giusta causa" danno diritto alla indennità ordinaria di disoccupazione. Gli eventi che possono essere considerati giusta causa per lasciare il posto di lavoro li indica ora l'Inps in una nota. L'ente si limita però a riportare come si è espressa la magistratura in diverse sentenze sull'argomento. L'elenco delle "giuste cause" è da ritenersi tassativo, salvo possibili ulteriori interventi da parte dei giudici. La più diffusa delle situazioni ostative è il mancato pagamento della retribuzione. Seguono le molestie sessuali sul lavoro, le modificazioni in peggio delle mansioni lavorative, il cosiddetto "mobbing", la variazione delle condizioni di lavoro a seguito di cessione dell'azienda a terzi, lo spostamento del lavoratore da una sede ad un'altra non giustificato da ragioni tecniche, organizzative o produttive, il comportamento ingiurioso del superiore gerarchico nei confronti del dipendente. Mobbing. Il mobbing, in particolare, è stato definito come il crollo dell'equilibrio psico-fisico del lavoratore a causa di comportamenti vessatori dei superiori gerarchici o dei colleghi. Spesso questi comportamenti consistono in molestie sessuali oppure in un "demansionamento", vale a dire la totale mancanza di incarichi lavorativi. Tra l'altro il demansionamento è già da solo una giusta causa di dimissioni. Richiesta di indennità. In presenza della "giusta causa" il lavoratore dimissionario è tenuto ad osservare una particolare procedura per ottenere dall'Inps il pagamento dell'indennità. Dovrà, infatti, allegare alla domanda una documentazione (oppure un atto notorio) dalla quale risulti almeno la sua volontà di "difendersi in giudizio". Sono ritenute come documenti idonei, le diffide, gli esposti, le denunce, le citazioni in giudizio, i ricorsi d'urgenza, le sentenze ecc. contro il datore di lavoro. Il lavoratore deve anche impegnarsi a comunicare all'Inps l'esito della controversia con l'azienda. In questo modo l'ente pagherà subito l'indennità di disoccupazione, con una riserva. Qualora l'esito della lite dovesse essere sfavorevole per il lavoratore (cioè esclusione della giusta causa) l'Inps procederà a recuperare gli importi dell'indennità, esattamente come nel caso in cui un lavoratore viene reintegrato nel posto di lavoro dopo un licenziamento illegittimo. E per evitare equivoci, il lavoratore sarà sempre avvertito che il pagamento dell'indennità è effettuato a titolo provvisorio fino al termine della controversia col datore di lavoro. Ultima precisazione dell'ente: i nuovi criteri si applicano per i casi di disoccupazione sia nel settore industriale sia in agricoltura. Lavoro a domicilio. L'estensione del trattamento di disoccupazione ai lavoratori precari (lavoratori occasionali e infrasemestrali) - secondo la Corte di Cassazione - non riguarda il lavoro a domicilio, per il quale nessuna norma consente il pagamento dell'indennità durante i periodi di inattività fra una commessa e l'altra.