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Le destre di Adorno e il nemico assoluto

Alfonso Berardinelli venerdì 29 maggio 2020
L’anno passato è stato pubblicato in Germania un discorso inedito del filosofo–sociologo Theodor W. Adorno, uno degli intellettuali più lucidi del secolo scorso, ma anche autore certo non facile per il lettore comune. Eppure quell’opuscolo, Aspetti del nuovo radicalismo di destra, è diventato inaspettatamente un bestseller da 70 mila copie. È vero che i tedeschi, come “lettori forti”, sono i primi in Europa: il caso è tuttavia abbastanza insolito. Ora la Marsilio pubblica il testo con la postfazione del curatore Wolker Weiss, che ne sottolinea il valore di deplorevole attualità. Recentemente, infatti, le manifestazioni di neofascismo e neonazismo, benché limitate a circoscritte minoranze, sono diventate in Europa più frequenti. Si è passati cioè da fenomeni diffusi di xenofobia a proposito dei nuovi migranti, a forme sorprendentemente più tradizionali (e credute obsolete) di razzismo. La conferenza di Adorno, tenuta a Vienna davanti a un pubblico di studenti socialisti nel 1967, si presenta nello stesso tempo come analisi socio–psicologica e come personale testimonianza di un intellettuale ebreo costretto nel 1933 all’emigrazione con l’ascesa al potere di Hitler. Sorprende il fatto che negli anni sessanta, mentre era in corso la rivolta studentesca antiautoritaria e antimperialista teoricamente ispirata proprio da autori come Adorno e Herbert Marcuse, si verificassero in Germania fenomeni di destra radicale che contraddicevano il lungo impegno della cultura tedesca nell’esaminare tutti i precedenti storici del nazismo. Uno dei punti più interessanti dell’interpretazione che Adorno dà del nuovo radicalismo di destra è il suo carattere “spettrale”. Il bisogno paranoide di credere, odiare e combattere si presenta cioè tanto più forte quanto più è confuso, irrazionale e vuoto di contenuti reali. È il bisogno potentemente astratto di avere un nemico assoluto, lottando violentemente contro il quale si sente il dovere primario di non avere dubbi. Per questo, razionalità e senso di realtà si rivelano armi inefficaci di confutazione critica. L’affiliato all’organizzazione “imita”, recita una fede: si convince di credere in un capo senza crederci davvero e in un’idea senza che quell’idea esista se non come puro strumento di propaganda aggressiva. Inquietante è il fatto che, dice Adorno, «i sostenitori del vecchio e nuovo fascismo siano distribuiti in modo trasversale tra l’intera popolazione». Altrettanto vero, aggiunge, è purtroppo che «fino a oggi, da nessuna parte la democrazia si è concretizzata in modo effettivo e completo sul piano economico–sociale, ma è rimasta sul piano formale». Come dire che gli argomenti a favore della democrazia possono smettere di essere del tutto convincenti quando non ci sono prove sufficienti che la democrazia esista. Se ragione e giustizia non mantengono le loro promesse, le minacce della più ingiusta follia aumentano.