Spotify, le classifiche digitali e le «Focaccine dell'Esselunga»
«Oggi vi racconto una storia, una storia vera, una storia di vita, una storia fantastica». Chi sia OEL non lo sa quasi nessuno. Eppure sarebbe «uno dei fenomeni musicali dell'estate». Merito (o colpa) del brano «Le focaccine dell'Esselunga», il cui testo si apre con la frase che abbiamo citato nell'incipit dell'articolo. Una canzoncina così fragile e sciocca da far pensare ad uno scherzo ben architettato, magari con la complicità dell'ufficio marketing del supermercato.
Perché ce ne occupiamo qui? Perché OEL è un fenomeno tutto digitale. E la cosa porta con sé domande non scontate, del tipo: cosa determina oggi il successo di una canzone? Già, ora che le vendite dei supporti fisici (leggi cd e vinili) sono state surclassate dal consumo in streaming (cioè dall'ascolto di un file online su piattaforme come Spotify e YouTube) qual è il dato che conta davvero?
La questione non è nuova e riguarda qualunque altro "prodotto" digitale. Vale per un sito come per una canzone o un video: contano più i clic o il tempo di permanenza? quanti hanno dato un'occhiata (a una pagina o a un video) o hanno fatto un rapido e distratto ascolto ad una canzone, o chi ha letto, ascoltato e visto fino in fondo?
A svelare il «fenomeno» OEL è stata la sua apparizione al primo posto della classifica Viral 50 Italia di Spotify, cioè del servizio di streaming musicale più famoso del mondo. Peccato che la classifica Viral 50 di Spotify sia redatta con criteri molto fumosi: «Le Viral 50 vengono aggiornate ogni settimana con i brani più trendy e più condivisi in Italia». Come si misura se un brano è «trendy»? E condiviso da chi e dove? Spotify non lo dice. E sapete perché? Perché dagli anni Sessanta ad oggi l'hit parade si è trasformata sempre di più da termometro delle vendite discografiche a strumento di promozione. Paradossalmente, oggi, le classifiche musicali servono sempre meno per capire chi vende di più, ma sono uno strumento per far parlare i media di un'artista, per creare un «fenomeno». Per fare «baccano».
La musica ha così bisogno di diventare "fenomeno" che FIMI, la Federazione delle industrie musicali, ha appena deciso di introdurre lo streaming digitale nel conteggio per le vendite e le certificazioni degli album oltre che dei singoli. Buona idea. Ma come si fa e mettere in un'unica classifica chi ascolta musica (spesso gratis) e chi la compra? Non sono due pubblici diversi? Così non si rischia anche di aiutare i nomi più famosi e più ascoltati, penalizzando gli artisti indipendenti che magari vendono ancora qualche cd ma hanno volumi di ascolto contenuti?
Prendete il «fenomeno» OEL e il suo presunto successo digitale: su YouTube il video ufficiale delle Focaccine dell'Esselunga ha ottenuto finora meno di 90mila visualizzazioni e la pagina Facebook ufficiale dell'artista ha circa 1.400 fan. Troppo poco per considerarlo un successo «virale». Eppure per Spotify è il Campione del momento. Anche se dal 30 giugno al 1 luglio
su Spotify è passato in maniera sospetta all'improvviso da 4 a più di 20mila follower. È proprio vero: c'è ancora un sacco di strada da fare, da parte di tutti, per imparare a misurare nel modo più giusto il mondo digitale e non solo quello.