Roald Dahl riveduto e politicamente corretto dalla potente casa editrice Penguin suscita unanime sdegno sulla stampa italiana; ma, in perfetto stile italico, scatena la guerra ideologica della destra contro la sinistra accusata di ipocrisia. Michele Serra sulla “Repubblica” (21/2) chiama al boicottaggio degli editori sbianchettatori, bisogna «organizzare comitati di tutela della libertà artistica. Rispondere colpo su colpo» e (titolo) «Prepararci alla guerra». Massimo Gramellini sul “Corriere” (21/2) si rivolge a Alexandra Strick, «cofondatrice di “Inclusive Minds”, la benemerita associazione che ha deciso di purgare» le opere di Dahl. La prende amabilmente in giro lungo tutta la sua rubrica «Il Caffè» per farsi serissimo (quasi) nel finale: «Il passato non esiste più. Esiste solo uno sconfinato presente in cui Shakespeare deve parlare come Fedez, altrimenti lo si cambia». Fin qui le rubriche. Il “Fatto” dedica alla questione una pagina intera, firmata da Sabrina Provenzani, dal titolo composito: «Né grassi né brutti. Dahl al rogo. Romanzi poco “inclusivi”». Magari «rogo» è esagerato, sono appena delle chirurgiche scottature, piccole ma perfino peggiori. La pagina (intera pure qui) più interessante è di Nadia Terranova sulla “Stampa” (21/2), con titolo e catenaccio che ben riassumono il suo pensiero: «Se Roald Dahl non può dire “grasso” abbiamo rinunciato all’intelligenza. Nelle favole non esiste offesa. I bambini devono poter usare tutte le parole, per capire e descrivere il mondo».
Appunto di «intelligenza» si tratta, al di sopra di destra e sinistra. Unico appunto: forse «fiabe» sarebbe stato più adeguato di «favole». Ma il giorno dopo parte l’assalto della destra. Pietro Senaldi su “Libero” (22/2) mette alla berlina i ritagli di “Repubblica” e “Stampa” e titola: «I compagni ora si pentono del politicamente corretto», fuori tempo massimo dopo (catenaccio) «anni di diktat della cancel culture cui si sono sottomessi senza vergogna». La “Verità” (22/2) mette alla gogna, con foto in grande rilievo, Serra e Gramellini con la didascalia: «Ipocriti». Titolo al servizio di Francesco Borgonovo: «Chi oggi frigna per Dahl fino a ieri censurava». Un sermone durissimo, con espressioni come «gramscismo deviato» e «gnosticismo rivoluzionario». Urge intervento di Matilda.
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