Le case vuote dei vecchi Quanti nonni portati via
E le immagini dei figli, e dei nipoti bambini: nel silenzio della casa tutti quei volti sorridono nel vuoto. Nei cassetti le ricevute del condominio e della pensione sono perfettamente ordinate. Accanto al telefono c'è un'agendina fitta di numeri, e le vecchie grosse guide telefoniche della città. Appeso al muro, in ingresso, un barometro, dei tempi in cui le previsioni meteo non ci dicevano con assillante precisione se il giorno dopo pioveva; e allora sullo strumento d'ottone, quasi sempre tedesco – d'alta precisione – si guardava se la pressione calava. Sul balcone due ciclamini morti, e un'edera che testarda sopravvive. Sul comodino un quotidiano di due mesi fa comincia a ingiallire. La sveglia elettronica funziona e, forse, suona ancora, ogni mattina alle sette. Ma poi la casa resta buia e immota. In portineria le bollette si accumulano, intonse. Quanti padri e nonni, portati via in tre mesi. Chiamati insieme, come coetanei a scuola, o alla leva. E hanno risposto, come allora, «presente»: e mitemente se ne sono andati.