Le atmosfere di Papa Francesco e i doveri degli utenti digitali
Del “caso” voglio sottolineare due lezioni, non nuove ma da questa storia chiaramente ribadite. La prima è che il video non ha svelato un Francesco diverso da quello che già conosciamo. Egli si fa prossimo, che parli in privato a trenta persone o che parli da uno stadio in mondovisione. E chi lo ascolta lo percepisce: lo attesta l'atmosfera autenticamente informale che il video riporta, con i presenti che sottolineano fragorosamente i passaggi più significativi del suo discorso.
La seconda è che, con l'avvento della rivoluzione digitale e in particolare dei social network, chiunque abbia uno smartphone in mano porta una responsabilità che un tempo pesava sulle sole spalle dei “giornali” e dei “giornalisti”. Può riprendere e trasmettere in diretta dandogli rango di “notizia” disponibile – gli esempi sono ormai innumerevoli – un figlio che ride, un goal, un terremoto, un pestaggio e persino un Papa nel quasi-privato. Anche se ha un attimo di tempo per decidere, ognuno deve domandarsi, prima di farlo, se diffondere quelle immagini è giusto o sbagliato. Ci vorrà del tempo, ma bisogna che ci arriviamo. Il problema è sempre alla fonte.