Latte, yogurt, formaggi: al via l'etichettatura che indica la provenienza
Il provvedimento – è stato spiegato da una nota del Ministero delle Politiche Agricole – impone di indicare al consumatore la provenienza delle materie prime di molti prodotti come latte UHT, burro, yogurt, mozzarella, formaggi e latticini. Il provvedimento si applica al latte vaccino, ovicaprino, bufalino e di altra origine animale.
Tutto deve essere indicato in «maniera chiara, visibile e facilmente leggibile», dice il Ministero, e indicare il Paese di mungitura del latte e il luogo dove questo viene trasformato (anche se sono previste indicazioni più sintetiche quando tutto, dalla materia prima alla trasformazione, avviene in un solo Paese).
Le tipologie di indicazione possono poi variare a seconda del numero di Paesi coinvolti, ma il senso del tutto è chiaro: più informazione a chi acquista lattiero-caseari. Il provvedimento sarà pubblicato nei prossimi giorni sulla Gazzetta Ufficiale, da quel momento dovranno però trascorrere 90 giorni per la sua entrata in vigore, mentre le industrie avranno tempo 180 giorni per adeguarsi.
Il decreto del Governo è stato ovviamente accolto bene dai produttori agricoli (che hanno fatto dell'origine certa delle materie prime uno dei loro cavalli di battaglia), un po' meno dagli industriali. Federalimentare ha parlato di «rischio confusione» (perché l'obbligo vale solo per i prodotti italiani e non per quelli esteri), mentre Coldiretti ha spiegato che a questo punto «l'obbligo di indicare in etichetta la provenienza del latte vale per il 96% degli italiani che lo ritengono un elemento rilevante di trasparenza per fare scelte di acquisto consapevoli».
Anzi, per i coltivatori diretti, quanto stabilito ha una valenza ancora maggiore. «Con l'etichettatura di origine – ha spiegato in una nota Coldiretti –, si dice finalmente basta all'inganno del falso made in Italy con tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro venduti in Italia che sono stranieri, così come la metà delle mozzarelle sono fatte con latte o addirittura cagliate provenienti dall'estero, senza che questo sia stato obbligatorio fino ad ora riportarlo in etichetta». Dal punto di vista economico, la decisione del Governo interessa comunque uno dei settori più importanti per l'economia agroalimentare nazionale. Basta pensare che, solo per la zootecnia bovina, sono circa 1,7 milioni i capi in produzione il cui latte finisce alla trasformazione oltre che al consumo diretto.