Lambertini, Benedetto XIV straordinario “buon uomo”
Colto, amico di sapienti e letterati, persino di Voltaire che gli dedicò una sua opera, continuò a girare tra la gente anche da Papa. Diceva che era Papa prima che sovrano, intransigente sulla dottrina di Cristo, remissivo nei rapporti con gli Stati, in cui rinunciò a molti privilegi del potere: «La spada – scrisse – non sta bene in mano a chi, benché indegno, è vicario di Cristo. Il Papa è, e deve essere, disarmato». Scelse, in politica estera, quello che chiamò “il martirio della neutralità”: erano tempi burrascosi… All'interno fu un grande riformatore. Approvò nuovi Ordini religiosi austeri e colti, favorì lo studio della storia e lo sviluppo della scienza. Tolse il veto a tutta l'opera di Galileo, riconoscendo gli errori commessi contro di lui, ma i successori in questo lo ignorarono. Iniziò alla grande il recupero archeologico di Roma antica e di Roma cristiana a partire dal Colosseo, favorì artisti e letterati, mise a posto Santa Maria Maggiore, Santa Croce in Gerusalemme, la Fontana di Trevi, il Pantheon e Santa Maria degli Angeli... Ristrutturò i Musei Capitolini, istituì quattro università, sistemò le biblioteche… Riformò scrivendo, prima ancora di essere Papa, tutta la materia di beatificazioni e canonizzazioni: 4 volumi giganteschi, più di 8mila pagine che hanno fatto storia, editi fino ad oggi. Gli toccò il Giubileo del 1750 e fu un gran successo, anche grazie a grandi personaggi, santi e predicatori, che egli stesso chiamò a Roma. Autorizzò il gioco del Lotto anche nell'Anno Santo, ma con una percentuale per i poveri e i pellegrini del Giubileo. Il 29 giugno volle, e fu la prima volta, una fiaccolata sulla cupola e sul colonnato del Bernini. Volle che l'indulgenza giubilare fosse anche per chi non veniva a Roma, ma faceva opere di giustizia e carità. Un innovatore benefico. Morì rimpianto da tutti – e in quei tempi non era facile – il 3 maggio 1758. Perfino Pasquino non ne disse mai male. È sepolto in San Pietro. Un buon uomo: talvolta basta essere umani e buoni per essere capaci di tutto. Anche di fare il Papa. Ha lasciato tracce anche nel teatro: nel 1905 Alfredo Testoni gli ha dedicato una celebre commedia: “Il cardinal Lambertini”. Memorabile resta l'interpretazione di Gino Cervi. Cento di questi Papi, diremmo. Alla salute di Prospero Lambertini, “buon uomo”: e scusate se pare poco!.