Lacrime vere e false Come riconoscerle
Sospetto... È bene sospettare di tutte le lacrime televisive, con buona pace per le rarissime sincere. Quando il 17 settembre 2011 a "C'è posta per te" il grande Robert De Niro si mette a piangere davanti a Maria De Filippi, che cerca invano di frenare le proprie lacrime, il ragionamento è semplice: su un palcoscenico, con un attore consumato formatosi all'Actors Studio e all'implacabile metodo Stanislavskij, in un programma in cui la lacrima è un prodotto al pari della risata, un applauso ad attori e figuranti. Ma quando Dalida piange ascoltando Ciao amore ciao, che Luigi Tenco canta a Sanremo poco prima di togliersi la vita, è presumibile siano lacrime vere.
Le lacrime richiedono abilità critica, nella finzione dello spettacolo che vuole essere vero come nella realtà della vita che a volte è spettacolo camuffato, perché (quasi) tutto è palcoscenico. Le lacrime sono difficili da decodificare perché sono il momento più alto sia di disvelamento sia di travestimento dei sentimenti. Meno difficile è riconoscere di quali lacrime si tratti: amare se siamo beffati dalla sorte, di gioia quando il cuore ne trabocca, di dolore se travolti da una tragedia (morte, malattia o abbandono), di nostalgia presso la tomba di una persona cara. Ci sono lacrime individuali e lacrime di un popolo intero, come la quelle, reali o metaforiche, versate presso il Muro del Pianto, il Koteò, a Gerusalemme; e allora le lacrime si fanno memoria dolente per ciò che fu ma anche promessa: Dio non ci abbandona.
Intanto, mentre in televisione prosegue il pornografico mercato delle lacrime false con i falsissimi reality, le lacrime vere si vanno rarefacendo. Un fenomeno non recente, se già nel 1977 Roland Barthes, nei Frammenti di un discorso amoroso, annotava: «Chi scriverà la storia delle lacrime? In quale società, in quali epoche si è pianto? Da quando gli uomini hanno smesso di piangere? Che ne è della sensibilità?». Un tempo era disdicevole piangere, almeno per i maschi. Marco Aurelio proponeva l'apatia come antidoto alla tentazione del pianto. Socrate non volle lacrime tra i suoi amici al momento della cicuta, e pianse il solo Fedone.
Proprio perché esecrate, le lacrime abbondavano. Oggi che anche i maschi hanno tutto il diritto di scoppiare in lacrime, fine. Perché? L'assenza di lacrime è il sintomo dell'assenza di forti sentimenti, che ne sono la fonte, sempre più inaridita. I cuori anestetizzati non producono lacrime, ossia acqua, elettroliti, glucosio, proteine, amminoacidi liberi, urea, cellule esfoliate e la lisozima, un efficace antibatterico. Soprattutto le lacrime sono ricche di leu-encefalina, un'endorfina che allevia dolore, tensioni e ansie. Che aumentano ma le lacrime (sincere), venendo a mancare, non accorrono più in aiuto al sofferente.