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LABIRINTO

Andrea Pedrinelli mercoledì 27 settembre 2017
La canzone italiana, si sa, è nata a Napoli. E a Napoli continua a nascere: malgrado per leggerla occorra… tradurla, appunto dal partenopeo all'italiano. Però Napoli non ha esaurito la sua forza con i brani immortalati nell'antologia Napoletana da Roberto Murolo, e nemmeno con il troppo presto rimpianto Pino Daniele. Napoli ci scuote ancora, con le canzoni: grazie ad artisti come, ad esempio, Enzo Gragnaniello. Uno che non va spesso in tv, ma nei suoi dischi canta di noi, di oggi, della realtà che viviamo e cui vorremmo saper sfuggire.
«Stiamo andandocene senza imparare mai nulla… Stiamo solo facendo finta di volerci bene, ma il bene resta sempre nascosto, sotto sotto dove il sole non può illuminarlo. Stiamo perdendo di vista le notti e la forza del silenzio, che con la sua voce, zitto zitto, ci raccontava la vita… E stiamo perdendo anche il sole, con la sua luce: guardiamo sempre in basso, guardiamo sempre a terra, senza trovare mai nulla. Abbiamo aperto porte là dove non ci sta niente, poi siamo entrati dentro, troppo dentro. Era un labirinto».
Non lo vedrete in tv, Gragnaniello, ma il Labirinto di esistenze spesso troppo piene di vuoto e vuote di pienezze lui ce lo fa vedere e capire lo stesso: cantandolo nei suoi dischi. Come accade da sempre nei giorni di Napoli, città madre della canzone italiana.