C'è la sontuosa
Missa Tempore Paschali al cuore del progetto discografico che il complesso vocale Henry's Eight e il suo direttore Jonathan Brown hanno dedicato alla musica sacra di Nicolas Gombert (ca. 1495-ca. 1560); una cattedrale di suoni, luci e colori che, poggiando sui pilastri della sublime arte polifonica rinascimentale, celebra in modo solenne il mistero glorioso della resurrezione del Salvatore (cd pubblicato da Hyperion e distribuito da Sound and Music).La critica annovera il maestro fiammingo tra le figure più autorevoli e rappresentative di quella che viene provocatoriamente definita "la generazione perduta", nella quale trovano posto gli autori attivi nel periodo compreso tra la morte di Josquin Desprez e l'avvento di Orlando di Lasso (e quindi messi in ombra dalle forti personalità di questi due giganti). Gombert seppe comunque distinguersi per personalità e carisma, ricoprendo i ruoli prima di cantore e poi di
magister puerorum presso la Cappella imperiale di Carlo V (per il quale scrisse anche la
Missa a la Incoronation) e proprio grazie ai suoi prestigiosi incarichi ebbe modo di girare l'Europa in lungo e in largo, entrando in contatto con le grandi scuole nazionali dell'epoca e assimilando quegli elementi stilistico-formali che avrebbe poi rielaborato in modo autonomo e originale nel suo linguaggio compositivo.La partitura di questa
Missa si impone come un compiuto edificio musicale di proporzioni equilibrate, all'interno del quale il maestro fiammingo ha cesellato una trama ad effetto che si espande progressivamente anche in termini di organico impiegato, che dalle sei parti previste per
Kyrie e
Gloria arriva alle otto del
Credo fino alle dodici dell'
Agnus Dei conclusivo.Un crescendo che intensifica via via la forza, la maestosità e l'impatto emotivo raggiunti attraverso dense progressioni e lunghe frasi melodiche di disarmante bellezza, chiuse da grandiosi accordi a cui tutte le voci arrivano insieme percorrendo strade separate, spesso sovrapponendosi in armonie celestiali, a volte contrastandosi in aspre dissonanze; senza però mai perdere di vista l'espressione dei sentimenti di stupore e di gioia quasi trattenuta che avvicinano l'ascolto di queste musiche a un esercizio dello spirito.