La Zemanite di ritorno e la Var impazzita
rigori danno alla Lazio. Perché?». Svolgimento. Circola la classifica delle decine di virologi e affini apparsi in tivù nei cento giorni del nostro scontento. Molti, inconsciamente o sciaguratamente, hanno influito sul decorso del coronavirus. Alla ricerca di untori o avvelenatori, secondo la crescente passione dei socialitalici che invocano capri espiatori evitando di esaminare se stessi. Nel calcio l'avvelenatore esiste da sempre, è colui che semina sospetti per far sapere che esiste. S'è appena confessato a “Un giorno da Pecora” con lo spirito amaro di chi non ha mai vissuto un giorno da leone. Si chiama Zdenek Zeman, Zdengo per i comici, “il Boemo” per chi l'ha ereditato – giovane e rampante – dallo zio Cestmir Vycpalek detto Cesto, un gentiluomo che Boniperti volle alla Juve. La Signora era amata da Zdengo che tuttavia se ne servì per avere notorietà: disse che i bianconeri correvano troppo. Etcetera. E fu scandalo. Era l'agosto del ‘98. Ventidue anni dopo, a domanda sulle ultime battute di campionato, lo sventurato rispose: «L'Atalanta sta correndo molto, e stranamente, visto che viene da Bergamo. Stranamente perché coi problemi che c'erano a Bergamo pensavo che non avessero molto tempo per prepararsi e lavorare». Lo stile è l'uomo. Verrebbe voglia di rispondergli picche, non per l'Atalanta che ha provveduto al da farsi, sottolineando il
macabro e irrispettoso riferimento ai morti di Bergamo appena onorati da Mattarella, ma per il costante tono diffamatorio del tecnico che in tutta la vita di perdente ha accusato di scorrettezze i vincenti. Ora dice che è stato tutto un malinteso, ma è un'abitudine: anche Zeman, così com'è, fa parte del gioco, prendiamolo con la sua maschera da sfinge, la sua voce da tenebroso, il suo dire da scettico blu, involontario protagonista del Gioco dell'Oca pallonaro che lo rimanda sempre indietro con le sue idee tecniche strampalate, le sue campagne d'odio che nel tempo lo hanno allontanato dall'attivita' professionale facendolo diventare macchietta del gossip. Se non ci fosse dovremmo inventarlo. Come i raffinati opinionisti che sanno comunicare agli appassionati un perfetto profilo tecnico della Lazio arrembante, unica avversaria possibile della Juve prepotente: «È la sublime creatura di Lotito, ci pensa lui, altro che Inzaghi: quindici rigori a favore...». Al più stolto degli opinionisti basterebbe un colpo d'occhio per cogliere la diversità, meglio: l'originalità del gioco di Lazio e Atalanta, che non
approfondiscono, trovando più facile attribuire a Simone la efficacia della scuola di Sven Goran Eriksson detto “Svengo” e a Gasperini il ruolo di allievo di Galeone, che se uno conoscesse Galeone lo direbbe maestro di vita, non di calcio, salvo essersi sbagliato con Giampaolo, ma ci sta. A coprire i danni della Zemanite (sorta di kriptonite dei poveri)
ci ha poi pensato la Var impazzita che qualcuno aveva suggerito di evitare in questo periodo. In verità c'è chi la evita, vale a dire certi arbitri che dall'uso personalissimo dell'ormai piu' che discusso strumento nato – dicevano – per portar pace non sanno che farsene, spadroneggiando sui campi in maniera tale da evocare l'Eterna Nemica: la Sudditanza Psicologica. Buon divertimento.