Nel quotidiano di Milano intitolato
Corriere della Sera ho letto ieri una breve ma utilerecensione di un libro nuovo che Damiano Modena ha composto e curato per la pubblicazione. Il libro si intitola «Carlo Maria Martini: il silenzio della parola». Damiano Modena ha raccolto i colloqui avuti per un triennio con quel principe della Chiesa che mai scorderemo. Tra molti ne ricorderò uno solo. Il cardinale Carlo Maria e colui che sarebbe stato il suo fedele biografo a passi lenti percorrevano un sentiero in pianura in un parco. Era tempo dell'aspro inverno e, essendo le foglie cadute dai rami, aride fronde rivestivano come accade il terreno. Mentre il cardinale e l'amico passeggiavano sopra le foglie, le scarpe producevano un suono o piuttosto un fruscio e l'eco di questo suono echeggiava nell'ombra del parco. Il reverendo cardinale Carlo Maria si sovvenne allora di un fatto che gli era accaduto da giovane. «Il fruscio delle foglie una volta mi ha salvato la vita. Ero allora in formazione per essere ascritto come membro alla Compagnia di Gesù. Il mio animo era afflitto e triste come accade talvolta ai giovani; mi sembrava che non valesse più la pena di vivere. Ero per dir così in crisi, soffrivo per la solitudine nessuna voce mi giungeva alle orecchie o al cuore. Mentre passeggiavo per il sentiero rivestito di foglie secche, come oggi ancora faccio con te, sentii nel profondo silenzio del giardino il fruscìo delle foglie che le mie scarpe producevano. Quel rumore divenne per me un compagno e quasi parlandomi disse: val la pena di vivere, fatti animo, ché non sei solo». Anche a me talvolta è capitato di desiderare di udire la voce di Dio, quando avevo perso la speranza, o ero incerto su cosa fare nei pericoli o quando mi era sembrato di subire un'ingiustizia. La voce di Dio parla se sai interpretarla non con le orecchie ma col cuore. E anch'io ho udito a volte la voce di Dio, non nel fruscio delle foglie, ma per esempio in un bel tramonto o nel viso di un ignoto passante che non so perché mi sorrideva dolcemente.