La quantità di cose che si sono potute leggere e ascoltare in queste settimane sotto al binomio Chiesa–Covid è davvero sterminata: tanti sono stati i fatti che sono stati raccontati, e forse ancor più le opinioni che, a partire dai fatti, sono state espresse. La Rete vi ha contribuito da due lati: essendo la realtà più «virale» che conosciamo al di fuori della medicina, ha moltiplicato la circolazione anche di quei fatti e di quelle opinioni, mentre, in quanto unica modalità che ci era concessa per mitigare l’isolamento, noi stessi abbiamo moltiplicato, anche al fine di nutrire la fede, i nostri accessi. Il centro di tutto questo, la cosa più importante e da non dimenticare, mi è parsa visibile e tangibile nell’ultima videointenzione di preghiera di Francesco, prodotta e diffusa dalla “Rete mondiale di preghiera del Papa” nel mese di giugno e intitolata «Compassione per il mondo». Si può raggiungere anche dal sito di “Avvenire” (
bit.ly/3h1RIob ). Le parole che Francesco pronuncia sono le stesse che hanno chiamato con forza i cristiani di ogni tempo, di ogni luogo e di ogni condizione alla «rivoluzione della tenerezza »: molte persone «soffrono per le gravi difficoltà che patiscono» e sta a noi accompagnarle lungo un «cammino pieno di compassione» che le trasformi e le avvicini «al Cuore di Cristo». Così l’invocazione vera e propria, che suona: «Preghiamo affinché coloro che soffrono trovino percorsi di vita, lasciandosi toccare dal Cuore di Gesù». Nelle immagini, frattanto, si vedono: una donna isolata in casa, con la mascherina; persone allettate in ospedale assistite dai sanitari; un fornaio che, con le dovute protezioni, continua a sfornare il pane; un fattorino che consegna cibo a domicilio; due uomini che scaricano casse (di mascherine?) da un autocarro; un paziente e il suo medico di base, bardato e dotato di termoscanner. Cioè: nel 2020 la sofferenza, la compassione e la tenerezza non possono che essere rappresentate nell’ordinario della pandemia.