Forse parte tutto di qui, Signore: dalla irremovibile consapevolezza che la vita è di più. È più bella e fragile, più giusta e ingiusta, più positiva e negativa, più potente e fragile, più ampia e miniaturizzata di quanto io possa controllare con gli strumenti che mi sono normalmente disponibili: la volontà, la ragione o il desiderio. La vita è sempre di più. Il suo turbinio o la sua marcia lenta; la sua inquietudine o il suo stato inerte, spento; la sua pulsione vitale dichiarata, quasi mozzafiato, e allo stesso tempo la sua discrezione che mi obbliga a prestar bene orecchio, se voglio captarla. La vita è più grande. Per questo, tante volte, davanti alla grandezza della vita subisco il fascino e avverto la sensazione come di una scheggia aguzza, provo una sorprendente empatia e una paura che paralizza, perché mi supera, mi sfugge a ogni istante, indecifrabile mi resiste. Aiutami, Signore, a prendere coscienza che questa è la nostra condizione nel tempo. Insegnami a essere umile davanti alla vita, giacché è più quello che noi non conosciamo di ciò di cui possiamo parlare. E dammi la capacità di abbracciare la vita quando non è esattamente così come l'avevo prevista.