Il vecchio, nostro incongruo protagonista, registra sempre il notiziario televisivo della sera; e dopo se lo vede registrato. Perché non riesce più a concentrarsi. Suo padre pranzava e insieme seguiva la televisione, leggeva il giornale, partecipava alla conversazione della famiglia. Lui non di rado deve mandare indietro la registrazione che sta guardando: si è di nuovo distratto, dentro le indispensabili cuffie acustiche. Ci sembra l'eloquente immagine di una esclusione, tutt'altro che rara, dalla vita in diretta. Però anche se in differita il vecchio frequenta le vicende del mondo: le frequenta con accanita passione. Vive la grave crisi sociale, economica, politica che continua a stringere come se da essa dipendesse, e in essa si esaurisse, l'intera sua esistenza. Gli rimane questa fedeltà alla antica militanza, alla sostanza dei suoi ideali d'un tempo. Solo che quello era un tempo di speranze, per tutti e in particolare per lui. Che adesso fatica moltissimo (eufemismo) a sperare. Ma sta al centro di ogni suo credo la convinzione che non si è mai esentati dal tenere botta: anche quando ogni speranza sembra perduta. Spes contra spem. Con la complicazione dei quasi 84 anni che gli pesano sulle spalle: in che modo, uno come lui, può soccorrere l'angoscia del mondo?