La vita fragile: è accolta ma non spettacolarizzata
Nel rilanciare la notizia ai lettori di Avvenire ( tinyurl.com/y82ojfjx ), nei giorni scorsi, Antonella Mariani ha già attinto ai primi due post, ma è il terzo, apparso a tarda sera il 14 marzo ( tinyurl.com/ycg3vv4m ) e successivamente ripreso da "Famiglia Cristiana" e "Huffington Post", che illumina della miglior luce gli altri. Quasi a scusarsi della popolarità assunta da un fatto di per sé privato, De Palo spiega che lui e la moglie non potevano nascondere la loro felicità, «perché è la verità» e perché non volevano che nessuno dei conoscenti si preoccupasse, ma di averlo fatto cercando di «non spettacolarizzare» l'evento.
Con semplicità aggiunge: »Non siamo né i primi né gli ultimi che dicono sì a una vita più fragile. Migliaia (…) di mamme e di papà, ogni santo giorno si fanno in quattro, senza clamori (…), per un figlio in difficoltà. Noi non siamo i primi della classe, anzi siamo alunni al primo giorno di questa scuola». Tutto ciò sta sotto un incipit forte: «Un figlio fragile non è un trofeo». Sono certo che a nessuno, tra quelle «migliaia di mamme e papà», manca questa consapevolezza. Spero che non manchi neppure ad autori e conduttori degli spettacoli di intrattenimento, dove artisti e atleti dalle vite fragili sono ormai frequentemente posti in scena. Perché l'audience non può venire prima della loro dignità di persone.