La vicenda del parroco di Pistoia e il ruolo dei social network
Certo, la storia non avrebbe avuto l'evoluzione e tantomeno il risalto che ha avuto – o forse non sarebbe neppure esistita – se non ci fossero stati i social network. È sul profilo Facebook di don Biancalani, infatti, che, da ben prima del post del 17 agosto sui "migranti portati in piscina" e definiti "la mia patria", montano attacchi e insulti al sacerdote per le sue attività a favore dei migranti, complice certamente anche il clima della campagna elettorale per il sindaco che, a Pistoia, si è conclusa a fine giugno. È su Twitter e Facebook che quel post viene ripreso e commentato, il 20 agosto, dal segretario della Lega Nord Matteo Salvini, promuovendo automaticamente la vicenda presso l'opinione pubblica nazionale.
Si può immaginare che, senza i social network, né il suo operare né le reazioni violente che ha suscitato sarebbero andati oltre i danni alle biciclette dei ragazzi che egli ospita, e quindi del caso si sarebbe occupata solo la cronaca locale. Il brutto, rispetto al ruolo dei social, è che difficilmente don Biancalani avrebbe sperimentato una violenza così aspra, per quanto digitale. Il bello è che altrettanto difficilmente avrebbe ricevuto una solidarietà così diffusa.