B
arcellona, 2011 - Vista dal basso, la Sagrada Familia è un vertiginoso castello. Ma, più alte delle guglie, sei gru meccaniche girano i loro poderosi bracci, e operai imbragati come scalatori in parete lavorano, dall'alba al tramonto. L'ascensore del cantiere sale con un clangore di ferraglia e si spalanca sulla sommità della cattedrale. Ma da qui ancora ponti e scale mozzafiato, fino a lassù: dove c'è solo il vento, e, oltre la città, la linea blu del mare. Qui attorno invece la cattedrale è un Eden di fiori e frutti di pietra, offerti al cielo come un dono; e chiocciole e ramarri e scarabei del fantastico mondo simbolico di Gaudí, che strisciano e si arrampicano su per le guglie d'oro. Nella struttura possente, ancora tutto è simbolo: 24 le volte, come i vecchi dell'Apocalisse, 4 le nuove torri, come gli Evangelisti, attorno a quella che un giorno svetterà altissima, icona di Cristo. Dentro, poi, quando i battenti a sera chiudono, è una foresta ombrosa la Sagrada, dove come viandanti stanchi ci si potrebbe fiduciosi addormentare. Fuori, sotto al cantiere, un vecchio dalle mani callose guarda in su e indica a un nipote una colonna: quella, dice, l'ho fatta io. Come una cattedrale medioevale, sorgente nel 2011. È un miracolo la Sagrada, che si va alzando sotto il cielo di Catalogna.