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La vera poesia non teme neppure la propria morte

Alfonso Berardinelli venerdì 29 dicembre 2017
L'ultimo numero, dicembre 2017, della rivista Poesia fondata e diretta da Nicola Crocetti, si segnala fra le altre cose (una nuova traduzione di Virgilio, poesie di Charlotte Bronte, di Charles Péguy) per la presenza di due dei più noti poeti europei di oggi, lo spagnolo Luis García Montero e il tedesco Durs Grünbein. Li ho conosciuti di persona, due individui caratterialmente opposti, ma poeti entrambi intellettuali, saggisti e critici letterari impegnati allo stesso, alto livello di qualità e consapevolezza, sia in versi che in prosa: due esemplari e originali interpreti della tradizione delle rispettive letterature e dei diversi stili concettuali, entrambi di origine barocca, caratteristici della Spagna e della Germania. Bisogna leggerli per sentire due voci attuali dell'attuale Europa, illuminata da una gelida luce lunare (Grünbein) e paralizzata dalla luttuosa notizia che annuncia la morte della poesia (García Montero). I poeti non hanno mai avuto paura di essere pessimisti e di guardare il vuoto al di là delle apparenze: il vuoto che minaccia e invade le nostre società, le nostre vite, la poesia stessa. Per la poesia non ci sono garanzie. La sua vita non smette mai di comunicare con la morte, anche la propria, cosa che la retorica dei falsi poeti non tollera. I versi di Grünbein vengono dal poema Cyrano o il ritorno dalla luna, uscito nel 2014, una serie di brevi composizioni in terzine “astronomiche” dedicate a vari nomi, Novalis, Pitagora, Decartes, Rabbi Levi, Eratostene, Pontormo, ecc. Il primo e più ovvio precedente è Mausoleum di Enzensberger, un libro degli anni Settanta che raccoglieva ritratti in versi e in prosa di qualche decina di inventori e protagonisti di quello che chiamiamo progresso. Solo che in Grünbein l'idea che lega l'insieme è meno evidente e il concettualismo di metafore e aforismi è molto più sfuggente, introverso, labirintico. Potentemente unitaria è invece la Ballata sulla morte della poesia di Garcia Montero. La notizia della morte della poesia è televisiva e ambientata nel nostro mondo, in cui tutto è sul punto di finire o è già finito. Il poemetto è composto di brevi blocchi compatti o strofe prosastiche, come a indicare che se la poesia è morta è anche impossibile usare i versi. Gli effetti e le cause di quel decesso vengono dovunque percepite. Se la poesia è morta, «le parole respirano con difficoltà», «le parole si annoiano». Tutto il nostro mondo diventa un deserto, nel presente e anche nel passato, perché se la poesia muore oggi, muoiono, di più vera morte, anche tutti i poeti del passato. Poema lugubre e ironico, quello di García Montero ci offre la visione anticipata di ciò che accadrebbe alla vita e alla realtà se un giorno tale morte avvenisse. L'inesistenza prenderebbe il posto dell'esistenza.