Quando non esiste più speranza nel circuito infinito tra violenza e vendetta, deve avvenire qualcosa di incredibile, umanamente parlando, per rompere il richiamarsi eterno di morte e distruzione. Quello che da troppi anni accade tra Israele e Palestina rimane come una tragedia insolubile fino a quando qualcuno non prova a spezzare, con il coraggio dell’io, la spirale del male.
Bassam Aramin e Rami Elhanan sono i due protagonisti di Apeirogon (Feltrinelli), capolavoro uscito dalla sagacia di Colum McCann, romanziere irlandese trasferitosi negli Usa. Entrambi hanno perso una figlia nel conflitto mediorientale, ma hanno deciso di non far valere il diritto dell’offesa e di entrare in un’associazione, Parents Circle, che riunisce genitori vittime di questa guerra fratricida. Yigal, sorella di Smadar, figlia di Rami, ha parole precise per una scelta controcorrente: «Il soldato che ha ucciso mia sorella era una vittima dell’industria del terrore. Noi ci appelliamo a voi perché togliate le vostre armi dai nostri sogni. Ne abbiamo avuto abbastanza, sul serio, davvero abbastanza. I nostri nomi sono stati trasformati in una maledizione. La sola vendetta è fare la pace. Noi non parliamo della pace, noi facciamo la pace. Pronunciare insieme i loro nomi, Smadar e Abir, è la nostra semplice, genuina verità». A volte la storia diventa storia di salvezza, proprio come la Bibbia ci insegna.
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