Un esordio sorprendente, quello di Raúl Arévalo. La vendetta di un uomo tranquillo ha vinto quattro Premi Goya: miglior film, miglior regista esordiente, miglior sceneggiatura originale e quello per l'attore non protagonista, Manolo Solo. Lo scorso anno alla Mostra di Venezia, nella sezione Orizzonti, otto minuti di applausi e premio a Ruth Díaz come miglior attrice. Nel film la rabbia, prima di sfociare in azioni sanguinose, è racchiusa negli occhi. Soprattutto in quelli di José, interpretato da un grande attore spagnolo, Antonio de la Torre. Un terribile fatto di sangue gli fa perdere la persona che amava. Dentro di lui, aspettando per otto anni il momento propizio, comincia a covare la vendetta. «Non mi interessava trattarla da un punto di vista estetico – precisa il regista – volevo un film crudo, quasi scarnificato, diretto, essenziale. La violenza all'inizio è esplicita, ma poi lo è sempre meno. Mano a mano che cresce il vincolo dello spettatore con i personaggi non serve più far vedere le cose, basta percepirle». Esiste un antidoto nella vita: essere in pace con sé stessi. Cosa che però a José non capiterà mai, nonostante le apparenze. (Lu.Pe.)