La vecchia storia del prezzo e del disprezzo dei campioni
Proprio perché tu sei uno dei pochi che può fare la differenza, arriva qualcuno che vuole cambiare gli equilibri. È un uomo che è a caccia di una sorta di egemonia, una brama di potere inesauribile. A lui, il tentatore, non sfugge che un trionfo sportivo conferirebbe al suo ruolo un prestigio nuovo, inseguito, desiderato, bramato senza badare a spese. Così, tu, l'eroe, vieni tentato, blandito e infine coperto di denaro, anche in barba a quel fair play che, fra gentiluomini, dovrebbe autoregolamentare vicende del genere. Sei un eroe, d'accordo, ma a quel punto cedi. L'amor patrio viene meno, prendono il sopravvento due fattori: una montagna di denaro che ti si materializza davanti al naso e la tentazione di sentirti ancora più amato, ancora più desiderato, ancora più capace di fare la differenza. Nella vecchia città, quella tradita, la gente ora vomita odio nei tuoi confronti. Nonostante i tuoi tentativi di mandare messaggi e ambasciate dove cerchi di spiegare, dove dichiari che non sono i soldi, ma quella droga ancora più potente che si chiama “successo” che ti ha portato via, laggiù distruggono le tue tracce, vorrebbero cancellare la memoria di te. Tu ormai sei l'ex eroe. Peggio, sei il mercenario. Tutto ciò che era amore puro, si trasforma in odio.
Nella tua nuova città, al contrario, il tuo nome è scritto ovunque, perfino sui monumenti. Ora lì, nella tua nuova patria, quel nome, il tuo, accende speranze di trionfo. Sei accolto da migliaia di persone che ti osannano. Hanno comprato il tuo passato a peso d'oro, ma da te pretendono il futuro. Ti trovi lì, in mezzo al guado. Ti giri verso il passato, cerchi giustificazioni, ma trovi solo livore, ferocia. Guardi avanti e trovi qualcuno che pretende, grazie al fatto di averti comprato, di poter sognare.
Se siete arrivati fin qui pensando alla storia di Neymar Jr, acquistato dal Paris Saint Germain pagando una clausola rescissoria di 222 milioni di euro al Barcellona e garantendo al calciatore un contratto da 30 milioni di euro all'anno, ho fatto un buon lavoro. Perché la storia che vi ho raccontato, invece, è di 2.500 anni fa ed è quella di Astylos di Crotone, che nei Giochi Olimpici del 488 a.C. conquistò la vittoria nelle gare di corsa dello stadion (192,28 metri) e del diaulos (distanza doppia), impresa rarissima tanto nei Giochi antichi quanto in quelli moderni. Astylos, cui era stata eretta una statua nell'Altis, la parte più sacra di Olympia, e una a Crotone accettò le lusinghe di Gelon, tiranno di Siracusa, cambiando, per la prima volta nella storia dello sport, casacca. Nel 484 a.C., ai Giochi Olimpici successivi, l'atleta bissò i suoi successi, vincendo addirittura una terza durissima gara, quella dell'Hoplitodromos, una corsa indossando un'intera armatura da battaglia. Diventò il nuovo eroe di Siracusa, mentre a Crotone abbattevano a martellate la sua statua.
Ecco, per l'ennesima volta, spiegato il motivo della nostra strana attrazione per uomini così lontani da noi, i Greci di 2.500 anni fa, per la loro storia, cultura, letteratura. Laggiù, con i Giochi Olimpici, l'Iliade, l'Odissea, la filosofia, la democrazia e l'arte avevano già identificato quasi tutto ciò che sarebbe servito a noi, oggi, per capire meglio il nostro presente.