La truffa delle ragazze che chiedono l'amicizia sui social
La scena è sempre la stessa. Arriva una richiesta di amicizia su Facebook o su Instagram da una bella ragazza (o da un bel ragazzo). Se vai a vedere il suo profilo, ti può capitare di scoprire che è già amico di qualcuno dei tuoi amici social. Così magari abbassi la guardia e accetti la nuova amicizia. E qui cominciano i guai.
Esistono varianti più sfacciate dove si viene contattati attraverso i sistemi di messaggistica di Facebook o Instagram da donne o uomini che vanno dritti al punto proponendo avventure di ogni sorta. Qualunque sia l'approccio, l'orientamento sessuale o il sesso di chi ci contatta, la finalità resta la stessa: ricattarci.
Come avviene la truffa lo spiega bene la storia (diffusa ieri) di un'impiegata italiana di 39 anni che è stata «agganciata» su Instagram, lo scorso dicembre, da uno sconosciuto che l'ha convinta a mandargli una foto in cui appariva a seno nudo, salvo poi chiederle 500 euro per non diffonderla a tutti i suoi conoscenti.
La truffa funziona proprio perché il ricattatore non chiede cifre enormi e perché si basa su un dato comune a tutti: la vergogna. Perché la vittima, uomo o donna che sia, si vergogna due volte: di esserci cascata e di avere fatto una cosa tanto ingenua come quella di inviare a uno sconosciuto una sua foto mentre era nuda.
Se pensate che sia una truffa da poco, tenete conto che colpisce mezzo mondo e migliaia di vittime al giorno. Se a una banda riescono anche solo 100 ricatti al giorno, sono 50mila euro di guadagno facile ogni 24 ore.
A questo punto viene spontanea una domanda: come si fa a convincere una persona a fare una cosa così intima come mostrarsi nudi a un estraneo? Torniamo alla storia della 39enne italiana. A dicembre il «nuovo amico» si era presentato via social alla donna in modo «innocente e scherzoso». Dopo un po', aveva cominciato a vantarsi di avere «un fisico straordinario» e per provarlo aveva mandato alla ragazza una serie di foto in cui compariva nudo. Per la serie: vedi quanto mi fido di te. Solo dopo l'aveva invitata a fare lo stesso. Insomma, ha usato l'antico trucco di creare una finta complicità con la vittima, mostrandosi a lei nell'intimità, mettendosi letteralmente a nudo.
Come spiega la Polizia postale, le persone che ci contattano «nella stragrande maggioranza dei casi lo fanno con profili fake, costruiti a partire da foto rubate di utenti veri, attrici in erba o scattate durante sfilate o feste». Si tratta di vere e proprie «esche sessuali», costruite ad arte da organizzazioni criminali, spesso con base in paesi africani o nei Balcani. Per realizzare queste truffe non servono nemmeno grandi organizzazioni. Le foto sono false, i nomi inventati o rubati e chi ci contatta e «chiacchiera» con noi non è un essere umano ma un bot, cioè un sistema computerizzato.
«Se non si paga il riscatto richiesto, via money transfer o talvolta in Bitcoin, il passo successivo dei malviventi è quello di pubblicare la foto nuda della vittima, sotto i post dei suoi amici». Per paura dello scandalo, molti pagano.
Prima di sbeffeggiare chi è cascato nel ricatto guardate la lista dei vostri amici social e dite ai vostri conoscenti di fare pulizia delle loro amicizie virtuali. Perché chi le ha accettate, anche solo per superficialità o per vanagloria, ha inconsapevolmente aiutato i criminali a truffare qualcuno dei suoi amici reali.