Rallentare, fermarci, anzi mettere la retromarcia. La tragedia di Casalpalocco innesta una serie di commenti più o meno tutti su questa linea (tutte le citazioni sono di ieri, 16/6). Protagonisti: i quattro ventenni sul Suv Lamborghini impegnati nella Challenge che avrebbe loro procurato valanghe di like e di denaro; chi mette quei like (giovanissimi e giovani); chi dà loro il denaro (adulti); il bambino ucciso, ultimo e presto dimenticato.
«E se ci fermassimo tutti un momento?» invoca Walter Veltroni sul “Corriere” e chissà se l’invito è rivolto anche al protagonista evocato da Michela Rovelli: «Così le aziende investono sui “creator”». A Veltroni fa eco Concita De Gregorio sulla “Repubblica”: «Mettiamo la retromarcia al delirio collettivo», delirio peraltro lucidissimo, considerati i soggetti che vi partecipano con convinzione, passione e soddisfazione. «In attesa del prossimo morto – scrive De Gregorio – ci sarà pure un momento in cui ci fermiamo e ci chiediamo, tutti insieme. Il disastro è fatto, ok, e ora? Che si fa? Ci andiamo a schiantare tutti assieme, uno alla volta, per gruppi o ci facciamo un pensiero, a come si mette la retromarcia a questo delirio collettivo, se per caso fosse ancora possibile».
Anche lo psicologo Matteo Lancini invoca il freno. Dal sommario del suo intervento sulla “Stampa”: «È arrivato il momento di vietare l’ingresso degli smartphone a scuola partendo dagli adulti. Dobbiamo rinunciare a qualcosa per limitare la deriva di una sovraesposizione senza limiti». E Riccardo Luna (titolo: «Se fare il coatto è un modello di business») allarga le braccia: «Il costo, i soldi, sono la misura di tutte le cose». Sul “Giornale” Tiziana Paolocci intervista lo psicologo Luca Mazzucchelli: «È passato il messaggio che più like hai più conti e sei potente, più la tua vita sarà semplice». È un vero coro armonico a cui si aggrega anche Selvaggia Lucarelli (“Fatto”): «Sono vittime di una vacuità diffusa su YouTube e TikTok. Della mancanza di uno scopo diverso dal macinare like e denaro alzando ogni giorno l’asticella dell’idiozia, della sfida più becera, della povertà di idee e di traguardi». “Libero”: «Quel che conta è solo soddisfare un ottuso narcisismo». Ma questo è diventato il Mercato, signori. Con le sue folli “regole”. E guai a chi le tocca.
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