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la traduzione del 7 dicembreI genitori che difendono la sfrenatezza dei figli

Luigi Miraglia giovedì 21 dicembre 2017
«Ma che vai dicendo? Han gettato una bomba nel cortile della scuola? E non sono accorsi i gendarmi, per arrestare questi delinquenti, impedir loro di commettere altri crimini e punirli come si meritano?». «Nient'affatto: vedi, i genitori han gridato in coro che non si trattava d'altro che d'innocenti burloni, di giovani che stuzzicavano per ischerzo, con qualche trovata sorprendente, i loro compagni di monellerie…». «Ma… ma… si tratta d'una bomba: c'è piuttosto da meravigliarsi che nessuno si sia fatto male per lo scoppio…». «Quella che tu chiami bomba, loro lo definiscono e lo nominano “un fuoco d'artificio”, “un giochetto puerile”, “un giocattolino un po' rumoroso”. Per non parlare dell'esercizio di Venere col quale si sono infiammati i corpi di questi ragazzotti nelle aule scolastiche: mentre si congiungevano in avidi amplessi tutti dediti al piacere, son divenuti spettacolo per moltissime persone che da lontano s'abbeveravano nell'animo di tali sordide immagini. Sai bene, infatti, che oggi ci son telefoni portatili di questo tipo, grazie ai quali, in diretta, si possono inviare immagini di qualunque cosa agli amici, anche se questi vivono nell'altra parte del mondo…». «Ma questo è un impudìco lenocinio! E chi ha osato far ciò non è stato punito?». «Macché: i genitori, che sono annoverati fra le persone più in vista della città, hanno sminuito il fatto, sostenendo che tutti i giovani vogliono far nuove esperienze, e che la cosa è naturale…». «Buon Dio! Di che natura parliamo? Di quella delle bestie?». «Aspetta un po': non ho ancora finito di raccontar tutto. Codesti giovanotti ardenti di bollenti spiriti adolescenziali, infatti, hanno aperto proprio nella scuola una discoteca notturna; e se qualcuno voleva accedervi, doveva pagar fior di quattrini. Lì si davano alla pazza gioia le notti intere. Ma anche questo è stato difeso dai genitori: “A chi può far del male un po' di piacevole ballo?”». Codesti genitori, iniqui difensori d'iniquità, complici pesti e difensori della sfrenatezza dei propri figli, che sembrano anche ammiccare reciprocamente, quando sentono che i loro rampolli fanno i bulli con gli altri, mi fanno venire in mente quella favoletta, nella quale Esopo rappresenta un ragazzo che ruba la tavoletta scrittoria d'un suo compagno, ma non viene punito, né rimproverato dalla madre; e, forte di tale impunità, passato a crimini ben più gravi, giunse al punto che, arrestato dalla giustizia, fu condotto al patibolo. Mentre però s'avvicinava al luogo del supplizio, fingendo di voler sussurrare qualcosa nell'orecchio della madre che piangeva forte, strappò l'orecchio materno coi denti. Tutti gridavano e lo accusavano chiamandolo non solo ladro, ma anche empio verso la sua genitrice; lui allora disse: «Questa donna è stata la causa della mia rovina: se infatti, quando rubai la tavoletta, m'avesse rimproverato o castigato, ora, dopo esser passato a delitti maggiori, non sarei certo condotto a subir la pena di morte!».