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La traduzione del 27 maggioIl "mio" papa

Luigi Castagna martedì 3 giugno 2014
Poco tempo fa una notizia che dal Vaticano pervenne ai giornali di tutto il mondo, mi rese felice: dico della notizia che, dopo quel giorno santissimo in cui due Pontefici in uno stesso festoso giorno furono proclamati Santi della Chiesa di Roma, ci rese noto che anche Paolo Sesto Montini nel mese di Ottobre di questo stesso anno sarebbe stato proclamato Beato. Perché io sia stato tanto felice permettimi lettore di confessartelo. Avevo ventuno anni e dopo l'adolescenza trascorsa a Lecco sulle rive del lago Lario, dove mi ero dedicato allo studio delle arti liberali presso il Liceo di quella piccola città, ero infine in quel tempo ospite del Collegio che fin dal 1576 generosamente aveva fondato presso l'Università di Pavia ed aveva dotato per aiutare giovani lombardi ed Insubri di famiglia non troppo benestante, il Pontefice Massimo illustre per il nome e le imprese Pio Quinto Ghislieri, organizzatore ed anima, tra altre molte cose che fece, della battaglia navale di Lepanto (Naupatto in lingua antica) nella quale le navi dei Turchi furono respinte. Il nostro Collegio dunque era posto sotto l'ala protettrice del Papa, il cui anniversario si celebra ancor oggi. Ogni quattro anni tutti noi che eravamo ospiti del Collegio venivamo invitati a Roma per visitare ed onorare il Pontefice che occupava di volta in volta il soglio di Pietro. Quell'anno dunque partimmo tutti per Roma ed era allora PonteficePaolo Sesto Montini da Concesio presso Brescia. E allora io con i miei compagni vidi per la prima volta coi miei occhi il Papa della Chiesa Romana e in seguito non ne vidi alcun altro. Ed era un uomo di verde vecchiaia, di viso non pallido ma quasi, per così dire abbronzato, a meno che così non sembrasse per la sua candidissima veste; guardava di fronte ed intorno con occhi che sorridevano in modo dolcissimo e gioioso. E ci rendemmo subito conto che gli era di grande gioia la compagnia e l'incontrarsi con tanti giovani. Pazientemente Paolo Sesto ascoltò i nomi di ciascuno di noi e ciascuno di noi benedisse con unsegno della Croce in fronte. A me non so perché strinse forte la mano e mi disse qualcosa che ascoltai con forte emozione del cuore e dei sentimenti. Se ben ricordo:"Da dove vieni figliolo? Quali i tuoi studi?" mi chiese benevolmente.Penso di aver risposto qualcosa, certamente risposi qualcosa, ma non così acutamente temo e per l'emozione ho dimenticato le mie parole. Questa è la causa per cui quando si tratta di Paolo Sesto, drizzo le orecchie come se siparlasse del "mio" papa.