LA TRADUZIONE DEL 27 GIUGNOLa norma d'ogni giudizio
Orazio, Sat., 1, 1, 106-107
«Che cos'è mai questo rumore che ferisce le orecchie e che ci riduce tutti alla pazzia? Chi è che osa stordirci in questo modo?» - «Ma chi sei tu, che cerchi d'imporre come fosse una legge divina la tua volontà sugli altri e vorresti allontanarci dai nostri piaceri con una nuova tirannide? A me questo piace, né tu hai alcuna autorità per censurare queste musiche». Così molto spesso succede, o a proposito dei generi musicali composti senza nessuna armonia, o di tele piuttosto tinte con sporche macchie che dipinte, o ancora d'ammassi informi d'oggetti che ti vendono per statue paragonabili a opere di Fidia. Dov'è il criterio, dov'è la regola, con cui possiamo distinguere fastidiosissimi rumori di macchine da sinfonie di Mozart? Questo piace a me, quello a te: la tua opinione e il tuo giudizio valgono tanto quanto i miei. Nella pittura, nella scultura, nell'architettura e infine nella composizione musicale, è “arte” qualsiasi cosa che viene in mente, ogni cosa che erompe dalle viscere, come cibi mal digeriti, ogni cosa che possa sembrare nuova, inaudita, inusitata, e dunque da applaudire, da divulgare, da celebrare con le lodi di coloro che si vantano del nome di persone di cultura. Giudicava benissimo il divino Platone, senza dubbio il primo dei filosofi, quando insegnava che dobbiamo onorare con una certa reverenza quell'angolo retto con cui possiamo misurare e definire tutti gli altri angoli che nell'intero universo ai sensi o al ragionamento si manifestino acuti o ottusi; mancando quest'angolo retto (che gli antichi, non senza motivo, han chiamato “norma”) le linee descritte in qualsiasi spazio non racchiudono e non contengono nessuna misura, nessuna porzione di piano. Perciò, quella che sembra un'asserzione di libertà, si converte in un'atrocissima tirannide, giacché oggi non c'è nessun criterio che non dipenda dalle opinioni dei singoli, e che abbia valore oggettivo; per cui avviene che chi sia dotato di maggior forza fisica o d'autorità ottenuta con sotterfugi vari, o di favore popolare demagogicamente conquistato, può con tracotanza dolosa imporsi sugli altri, e può loro strappare quella vera libertà degli animi, che non si può esercitare veramente e in maniera giusta, se non sotto una legge eterna, in nulla soggetta alla mutevole opinione del volgo.